schiavo nero saggiato da un mercante arabo

Islam e schiavismo

Riportiamo un intervento di uno studioso africano riguardo allo schiavismo islamico inflitto agli africani. Pur senza condividerne il tono, un po' troppo bellicoso, credo che nella sostanza i contenuti siano veritieri.

I. Le pretese dell’'Islam

«Al giorno d’oggi ci sono parecchi afro-caraibici e afro-americani che si convertono all'’Islam. Secondo le ricerche, questi nuovi islamici si sono convertiti primariamente perché avevano l’’idea che l’’Islam fosse una religione di “fratellanza” e di uguaglianza. Molti di loro credevano che l’Islam non avesse problemi razziali e che non fosse coinvolto nella tratta degli schiavi, come parecchi stati occidentali europei.

‘Abd-al-Aziz’ Abd-al-Zadir Kamal dice nel suo scritto L’Islam e la questione razziale: «Nell’Islam, l’’umanità costituisce una sola grande famiglia, creata (con) ... diversità di colori della pelle ... (perciò) ... adorando Dio tutti gli uomini sono uguali, e un arabo non ha la precedenza su un non arabo... Tutti gli esseri umani sono ... uguali ... e i matrimoni sono conclusi senza alcun riguardo del colore della pelle.» Egli asserisce dunque che nell’Islam ci sia l’’armonia razziale e che tutti, indipendentemente dal loro colore, abbiano «gli stessi diritti sociali ... obblighi legali ... opportunità di lavoro e ... la protezione della loro persona» (pag. 64).

Ma è vero? Queste pretese sono valide alla luce della storia? Guardiamo per esempio la questione della schiavitù nell’Islam.

II. le fonti islamiche confermano queste pretese?

Sfortunatamente ci sono molte persone di pelle nera che credono che l’’attacco accanito degli arabi all’’Occidente collimi con la causa africana. È uno sbaglio mortale. I primi scrittori musulmani delle tradizioni islamiche (che sono state redatte abbastanza tardi, cioè fra il nono e il decimo secolo d.C.) ammettono che già al tempo di Maometto era diventato appropriato propagare le sue idee tramite conquiste militari. Il suo obiettivo principale era il controllo politico e militare; perciò non ci sorprende che secondo la tradizione abbia detto: "L’’atto più meritevole ... e la migliore fonte di guadagni è la guerra" (Mishkat II, pag.340).

Quando i primi leader della conquista araba (cioè Abu Bakr, Umar e altri) invadevano i paesi, la storia dimostra che gli abitanti innocenti potevano essere dominati da loro oppure «accettare la morte tramite la spada» (Dictionary of Islam, pag.24).

Lo stesso Corano comanda ai musulmani: «...uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati...» (sura 9:5). Inoltre raccomanda ai musulmani di avere schiavi e schiave (sura 4:24-25).

Secondo la tradizione islamica il generale Abu Ubaidah, durante l’’assedio di Gerusalemme, diede l'opzione agli abitanti di «accettare l’Islam oppure di prepararsi ad essere uccisi con la spada» (Rau Zatu, Volume II, pag.241).

I compilatori musulmani del tardo nono secolo ammettono francamente che Maometto fosse un condottiere militare. Mentre le prime descrizioni della vita di Maometto dicono poco della sua attività profetica, abbondano di racconti delle sue battaglie. Al-Waqidi (morto nell’820) stima che Maometto fosse coinvolto personalmente in 19 delle 26 battaglie (Al-Waqidi 1966:144). Ibn Athir dice che il numero era 35 (Ibn Athir, pag.116), mentre Ibn Hisham (morto nel 833) lo valuta a 27 (Ibn Hisham, pag.78).

Il consiglio bellico di Maometto ai suoi seguaci fu questo: «Gareggiate con me in fretta per invadere la Siria, forse avrete le figlie di Al Asfar» (Al-Waqidi 1966:144). C’è da osservare che Al Asfar era un LIBERO uomo d’’affari africano con figlie bellissime, fino al punto che «la loro bellezza era diventata proverbiale» (Al-Waqidi 1966:144).

Di conseguenza, i poveri discepoli di Maometto non rimasero poveri per molto tempo. Diventarono straricchi con i bottini di guerra, e accumularono molti animali e SCHIAVI, nonché molto oro (Mishkat, Volume II, pag.251-253, 405-406).

Non c’è da meravigliarsi che Ali Ibn Abu Talib si millantava dicendo: «I nostri fiori sono la spada e il pugnale. Narcisi e mirti non sono nulla; la nostra bevanda è il sangue dei nostri nemici, il nostro calice è il loro cranio dopo averli combattuti» (Tarikh-ul Khulafa, pag.66-67).

Non sorprende che il Corano echeggia questo pensiero dicendo: «Quando (in combattimento) incontrate i miscredenti colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati,...» (sura 47:4) e «Combattete coloro che non credono in Allah ..., e quelli, tra la gente della Scrittura (cioè i giudei e i cristiani)...» (sura 9:29).

III. La storia conferma queste pretese?

Il generale musulmano Amr Ibn Al‘As invase l’’Egitto dal 639 al 642 (Williams 1974:147-160). L’’Egitto non gli bastò e per questo cercò di colonizzare la Makuria, un regno cristiano indipendente. Il re Kalydossas però sventò le sue macchinazioni nel 643. Al’‘As cercò nuovamente di soggiogare la Makuria nel 651, ma fallì e fu costretto a firmare un trattato di pace (Williams 1974:142-145).

Nel 745 il generale Omar, il nuovo governatore dell’’Egitto, intensificò la persecuzione dei cristiani, ma il re Cyriacus della Makuria riuscì ad arginare questo nuovo attacco (Williams 1974:142-145). Nel 831 il re Zakaria, il nuovo monarca della Makuria, si allarmò per i cacciatori musulmani di schiavi che stavano invadendo il suo paese (l’’odierno Sudan). Egli mandò una delegazione internazionale al califfo di Bagdad affinché queste violazioni del trattato di pace fossero fermate, ma non ricevette alcun aiuto (Williams 1974:142-145).

Il sultano Balbar dell’’Egitto continuò a violare il trattato del 651 (vedi sura 9:1-4). Più tardi, nel 1275, i musulmani, del soggiogato Egitto, cominciarono a colonizzare e a distruggere la Alwa, la Makuria e la Nobatia, i tre regni cristiani antichi in Africa. I popoli di queste nazioni, una volta indipendenti e splendide, furono venduti come schiavi.

Mentre l’Islam e la cultura araba dilagavano in Africa, si diffondevano anche lo schiavismo e il genocidio culturale. Si cominciava a fare guerre per avere schiavi africani. Kumbi Kumbi, la capitale del Ghana, fu distrutta dagli invasori musulmani nel 1076. Il Mali aveva una "mafia" musulmana che "incoraggiava" i re africani del Mali ad abbracciare l’Islam. Questa "mafia" controllava le importantissime carovaniere e i porti commerciali dell’’Africa. I musulmani riuscirono a impadronirsi dei posti più importanti nel governo e cominciarono a cambiare la storia antica del Mali in modo che gli eventi preislamici fossero cancellati. Per ragioni di sicurezza, il governo ganaense dei Mossi, che era conscio del potere dei commercianti musulmani, istituì un dipartimento governativo per controllare lo spionaggio musulmano (Davidson, Wills e Williams).

La tratta islamica degli schiavi si svolgeva anche intorno al Lago di Ciad negli stati musulmani di Bagirmi, Wadai e Darfur (O’Fahley e Trimmingham 1962:218-219). Nel Congo, i negrieri Jallaba commerciavano con i Kreish e con gli Azande, un popolo nel nord (Barth e Roome). Ugualmente frequentata era la rotta che seguiva lo spartiacque tra il Nilo e il fiume Congo, dove i negrieri arabo-musulmani (per esempio Tippu Tip del Zanzibar) arrivavano dalle zone orientali dell’Africa (Roome 1916, e Sanderson 1965).

Nell’’Africa orientale, i promotori del commercio degli schiavi erano i popoli Yao, Fipa, Sangu e Bungu, che erano tutti musulmani (Trimmingham 1969 e Gray 1961). Sulla riva del Lago Nyasa (ora chiamato Lago di Malawi) fu istituito nel 1846 il sultanato musulmano di Jumbe con lo scopo preciso di favorire il commercio degli schiavi (Barth 1857 e Trimmingham 1969). Nel 1894 il governo britannico valutò che il 30 per cento della popolazione di Hausaland fosse costituito da ex schiavi. Era così anche nell’’Africa occidentale francese fra il 1903 e il 1905 (Mason 1973, Madall e Bennett, e Boutillier 1968).

IV. L’’Islam oggi

A. Sono valide queste pretese?

Gli africani moderni hanno per troppo tempo praticato un’’amnesia selettiva riguardo allo schiavismo islamico. Quelli di colore hanno messo giustamente l’’enfasi sull’’impatto distruttivo del colonialismo europeo e del commercio transatlantico degli schiavi, ma stranamente hanno ignorato la molto più duratura e devastante tratta arabo-musulmana degli schiavi in Africa.

Non si sente quasi mai parlare degli africani che erano costretti a migrare a causa delle incursioni dei negrieri musulmani dall’’est, dall’’ovest e dal nord dell’’Africa dopo il settimo secolo. Gli schiavi africani, trasportati per via nave da Zanzibar, Lamu e altri porti estafricani, non erano portati in Occidente (come molti musulmani vogliono farci credere), ma finivano in Arabia, in India e in altri stati musulmani in Asia (Hunwick 1976, e Ofosu-Appiah 1973:57-63). Rapporti non ufficiali valutano che oltre 20 milioni di africani sono stati venduti come schiavi dai musulmani fra il 650 e il 1905 (Wills 1985:7)! È interessante notare che la maggioranza di questi 20 milioni di schiavi non era costituita da uomini, ma da donne e bambini che sono più vulnerabili (Wills 1976:7). È logico, visto che la posizione delle femmine nel Corano è sempre stata inferiore a quella dei maschi (sura 2:224; 4:11,34,176).

I teologi musulmani, come il famoso Ahmad Baba (1556-1527), sostenevano che «... la ragione dello schiavismo imposto ai sudanesi è il loro rifiuto di credere ... (Perciò) è legale impossessarsi di chiunque venga catturato come miscredente ... Maometto, il profeta, ridusse in schiavitù le persone perché erano Kuffar ... (È dunque) legale avere in possesso gli etiopi ...» (Baba pag.2-10).

Hamid Mohomad (alias "Tippu Tip"), che è morto nel 1905, era uno dei più affaccendati negrieri di Zanzibar. Ogni anno vendeva oltre 30.000 africani (Lewis pag.174-193 e Ofosu-Appiah 1973:8). È importante ricordarsi che la tratta degli schiavi a Zanzibar è continuata fino all’’anno 1964! Infatti, nella Mauritania la tratta non è stata ufficialmente dichiarata illegale prima dell’’anno 1981, mentre nel Sudan continua persino fino al giorno d’oggi secondo un rapporto dell’’ONU del 1994 (vedi anche Ofosu-Appiah 1973:57-63; "The Times" del 25 agosto 1995; Darley 1935; MacMichael 1922 e Wills 1985). Tutti questi esempi riguardano uno schiavismo esclusivamente islamico.

B. bisogna riconoscere queste pretese?

I fatti soprannominati vengono generalmente sorvolati, ignorati o dimenticati nella letteratura di oggi, semplicemente perché non è "politicamente corretto" parlarne. Essendo io stesso africano, dico onestamente che dobbiamo rivalutare il ruolo dell’’imperialismo europeo del diciannovesimo secolo riconoscendo che esso, malgrado la "stampa cattiva" che gode, è stato una delle poche forze che hanno fermato l’’imperialismo arabo-musulmano nel continente africano. Gli arabo-musulmani di oggi screditano l’imperialismo occidentale del passato senza considerare o discutere l’argomento della loro propria sordida storia nel continente.

conclusioni

Questo è stato un breve riassunto dello schiavismo islamico in Africa. I compilatori del Corano e gli scrittori islamici posteriori ammettono che la guerra e la tratta degli schiavi fossero i mezzi più efficaci per impadronirsi di nuovi ed indipendenti paesi in Africa. Questa teologia ha danneggiato gravemente non soltanto la vita familiare africana, ma anche l’antica eredità cristiana in Africa e lo sviluppo economico fino al giorno d’oggi. L’Islam ha attaccato deliberatamente prima le donne e i bambini, la parte più vulnerabile e importante della popolazione africana. Gli uomini che non sono stati venduti come schiavi sono semplicemente stati uccisi. La colonizzazione e lo schiavismo islamici sono cominciati oltre 1000 anni prima della più recente e breve tratta europea e transatlantica (Hughes 1922:49). Molte culture africane, sia pagane che cristiane, sono state distrutte. Perché?

Inoltre, perché i musulmani non protestano contro la schiavitù imposta agli africani nel Sudan odierno, e perché non la fermano? Il loro silenzio è molto eloquente! Mentre gli schiavi nei paesi occidentali sono stati liberati secoli fa, gli africani si chiedono per quanto tempo lo schiavismo durerà ancora nel continente africano.

Il Signore Gesù Cristo ha detto: "Andate e predicate l’’Evangelo in tutto il mondo", inclusa l’’Africa (Matteo 28:19-20). Non ci ha chiesto di fare la guerra o di ridurre i popoli in schiavitù. Al contrario, quando il Figlio di Dio ti avrà liberato sarai davvero libero. Infatti, la Bibbia condanna ogni tipo di imperialismo, sia arabo, europeo, asiatico che africano (vedi Esodo 23:4-5; Levitico 19:15; Deuteronomio 27:17; Proverbi 10:2-4, Isaia 5:20; Matteo 5:13-16; 38-48; 15:19; Giovanni 18:36-37; Romani 1:16-3:20; Ebrei 11:8-16 e Giacomo 4-5). Gesù ha anche detto: "Li riconoscerete dai loro frutti". I bianchi cristiani moravi della Germania deliberatamente vendevano loro stessi come schiavi per poter predicare l’’Evangelo agli schiavi neri nelle Indie occidentali! Gli arabi musulmani hanno mai fatto qualcosa di simile per i neri? Il buon albero di Cristo porta frutti buoni. L’’albero cattivo dell’Islam ha portato frutti cattivi in Africa dal 639 in poi, e continua a farlo fino al giorno d’oggi. Sta a te fare il confronto e prendere posizione.

Fratello Banda».

tratto dal sito Gesù o il Corano?