la Madonna della Misericordia e della Salute (Roma)

Cristianesimo misogino?

creazione della donna e peccato originale

Avevo una volta trovato sulla pagina di un sito curato da una scuola superiore italiana, dedicato al tema "caccia alle streghe", la tesi che il cristianesimo vede la donna come un “animale imperfetto”, poiché la creazione della prima donna è stata fatta con una costola curva e ritorta, opposta all’’uomo, ma anche come un essere inferiore all’uomo, in quanto cedette alle tentazioni del serpente dimostrando poca fede e tanta dubitazione nelle parole di Dio..

Ora, prescindiamo pure dalla espressione «animale imperfetto», che sembra suggerire che la donna non abbia la stessa dignità ontologica dell'uomo, che invece le è garantita dal fatto di avere un'anima, spirituale e immortale esattamente come l'ha l'uomo. Ci pare necessario chiarire che è vero che la creazione della donna dalla costola dell'uomo esprime una certa qual inferiorità della donna: ma quanto alla sua funzione, non quanto alla sua dignità.

Ecco del testo del Genesi sulla creazione della donna:

«[21]Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. [22]Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. [23]Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". [24]Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.»

Il senso simbolico di questa narrazione per cui la donna è carne della carne di Adamo è quello di un legame, di una comunanza con l'uomo; come è chiarito dal fatto che c'è una connessione tra tale realtà e il fatto che l'uomo abbandoni sua madre e suo padre per unirsi alla donna (come a "qualcosa" di avente pari dignità e di avente maggior valore di padre e madre).

Non va del resto dimenticato che ci sono due racconti della creazione dell'uomo e della donna: solo nel secondo la donna è tratta da una costola di Adamo; nel primo (Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò, Gen, 1, 27) non si fa cenno alcuno a una successione gerarchizzante.

Quanto al peccato originale, è vero che è una donna a indurre Adamo al peccato, ma per la fede cristiana ha enorme importanza anche un'altra Donna, la Madre di Gesù: se è stata una donna a introdurre nella storia il male e l'infelicità, è stata un'altra Donna che ha più che abbondantemente riparato l'errore di Eva, rendendo possibile l'incarnazione del Figlio di Dio.

le radici della stima cristiana per la donna

l'atteggiamento di Gesù verso le donne

Chi conosce i racconti evangelici sa come Gesù abbia spesso usato verso le donne dei comportamenti di stima e di valorizzazione, che sfidavano le usanze (diciamo così maschiliste) della cultura ebraica del tempo. Gesù non esita ad esempio a salvare l'adultera, ormai prossima alla lapidazione: una sfida alla mentalità ipocrita e, potremmo anche dire, maschilista del giudaismo del suo tempo. Ancora, Gesù non esita ad accogliere tra il suo seguito una donna, e per di più di dubbia reputazione, Maria Maddalena. Si mostra amico di donne, come le sorelle di Lazzaro, e ne difende in più occasioni la dignità e l'eguale diritto ad esprimersi, come quando difende Maria Maddalena, la vigilia della Sua Passione, dalle accuse di Giuda. Ancora: è a una donna la prima a cui Gesù si rivela dopo la Risurrezione. Ed è a una Donna, Maria, Sua Madre, che egli affida la custodia della nascente Chiesa. Lei veglierà in preghiera con gli Apostoli, confortandoli, dopo la Ascensione di Cristo e prima della Pentecoste (At, 1, 14).

Tra l'altro ciò che Gesù stabilisce circa il divorzio (negandone sostanzialmente la legittimità) può essere visto come una garanzia di miglioramento della condizione femminile, prima alla mercé di un insindacabile arbitrio maschile, che poteva facilmente ripudiare la moglie (mentre non poteva accadere il contrario).

la Madonna della Misericordia e della Salute (Roma)

la Madonna della Misericordia, in atto di proteggere i suoi “figli”

la venerazione per la Madre di Dio

Maria, madre di Gesù Cristo è venerata come Madre di Dio, dato che per la fede cristiana Cristo è vero Uomo e vero Dio. Lei, una Donna, è ritenuta dal Cristianesimo superiore a qualsiasi altra creatura: superiore a tutti gli uomini, e superiore anche a tutti gli angeli. Non, ovviamente, superiore all'Uomo-Dio, Gesù. Che però nei racconti evangelici in qualche modo è presentato almeno una volta come “costretto” a cederLe: alle nozze di Cana, la Madre forza Gesù a compiere il (primo) miracolo.

Per questo Dante ha potuto cantare:

Donna se' tanto grande e tanto vali
che qual vuol grazia e a Te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali. (Par, 33)

E la venerazione per una Donna non può essere senza riverbero per la stima verso le donne in generale.

l'influsso cristiano nella storia

Che il Cristianesimo non disprezzi la dignità della donna lo possiamo vedere nel suo influsso storico sulla civiltà ad esso più debitrice: la civiltà europea (occidentale in senso lato).

Ricordare ad esempio la testimonianza, stupita, di un viaggiatore mussulmano a Vienna:

«Scrisse un viaggiatore musulmano turco nel 1665, di passaggio a Vienna. "Vidi uno spettacolo straordinario. Ogni volta che l'imperatore incontra una donna per strada, se è a cavallo fa fermare il cavallo e la lascia passare. Se l'imperatore è a piedi e incontra una donna, assume una posa di riguardo. E' veramente uno spettacolo straordinario. In questo paese e in generale nelle terre dei miscredenti le donne hanno l'ultima parola. Sono onorate e rispettate per amore della Madre Maria.» (dal settimanale Tempi)

Basta vedere quanto peso ebbero le donne nel Medioevo. Un peso senza dubbio maggiore che nelle civiltà pagane (o in quella mussulmana). In effetti ci si potrebbe chiedere quante donne celebri si possano ricordare nella storia mussulmana, ma anche nella storia romana, o greca o in quella di molte altre civiltà.

Si dirà che anche per il Medioevo non vengono in mente molti nomi. Questo è dovuto al fatto che verso tale epoca vige una consacrata dalla riforma dei programmi scolastici di storia voluta da Berlingueringiusta censura. Ma in realtà vi sono state più donne celebri nel Medioevo che in tutte le altre epoche messe insieme ('900 escluso, d'accordo).

Citiamo, selezionando dal lungo elenco, Perpetua e di Felicita, Matilda, regina di Inghilterra, Ildegarda da Bingen, Eloisa. Ma potremmo anche citare S.Scolastica, S.Chiara che ebbero un ruolo attivo e importante rispettivamente su S.Benedetto e S.Francesco, due tra i più grandi santi del Medioevo. Spesso accadeva che ci fossero madri badesse con grandi poteri, anche su monasteri maschili. Pensiamo anche a su di lei si può leggere il bellissimo romanzo storico di De Wohl La mia natura è il fuocoS.Caterina da Siena, che dava letteralmente ordini («io voglio...») nientedimeno che a quell'uomo che era il Papa. Potremmo citare S.Teresa d'Avila, S.Angela Merici, due grandi fondatrici di ordini religiosi, e tante altre donne, che hanno realizzato cose grandi all'interno del mondo cristiano.

Del resto, chi guida Dante al vertice della sua peregrinazione nell'al-di-là? Virgilio deve arrestarsi alle soglie della sommità del monte del Purgatorio. È proprio una donna, non un uomo, è Beatrice, che guida Dante nel Paradiso. Ed è per intercessione e interessamento di tre donne che viene concesso a Dante di poter intraprendere quel viaggio, narrato nella Divina Commedia, che gli consentirà di ravvedersi.

una possibile obiezione

Si potrebbe obbiettare che è vero che nel Cristianesimo le donne hanno avuto un ruolo che non avevano nella società pagana; sempre, però in una funzione di sottomessa obbedienza e di santità. Le donne cristiane insomma sono importanti solo perché sarebbero state sante.

A questo rispondiamo che la vocazione alla santità è esattamente la stessa a cui è chiamato l'uomo. E che una autentica santità cristiana non è fuga dalla realtà, ma piena assunzione di responsabilità, piena immersione nel reale.

In ogni caso ci sono state badesse medioevali che comandavano anche su uomini; la stessa S.Scolastica riesce a piegare il fratello S.Benedetto a fare, in una certa circostanza, quello che voleva lei.

Certo, una donna come la Lucia dei Promessi sposi può apparire come un ideale di donna sottomessa e remissiva, e anche altre donne nel romanzo di Manzoni, come donna Prassede (presuntuosa e dispotica), o la madre di Lucia (coi suoi consigli maldestri), o Gertrude (infedele alla vocazione e amica di malviventi), o Perpetua (credulona), non fanno certo una bella figura. Ma nell'altra grande opera letteraria cristiana, la Divina Commedia, le donne, come ho poco sopra già ricordato, hanno un ruolo decisivo e in qualche modo superiore a quello degli uomini.

il Malleus maleficarum

Confesso di non averlo letto interamente, ma non c'è dubbio che contenga dei passi di infimo valore, infarciti di sciocchezze e di pregiudizi indifendibili. Bisogna chiedersi però quale sia stato il peso di tale opera, edita nel 1486 per mano di due domenicani tedeschi, e quale ne sia stata la stima da parte dell'autorità ecclesiastica. Poteva in effetti l'autorità della Chiesa accettare delle tesi che stridevano con punti essenziali dell'annuncio cristiano? Non credo.

Come intendere allora quelle frasi del Malleus che sembrano affermare una inferiorità della donna e una sua predisposizione al male? Credo che si possa e debba intendere così: non la donna è propensa al male, ma quando una donna è dedita al male, lo è con una radicalità che all'uomo non riesce (o almeno, statisticamente, riesce molto più difficilmente). In altri termini: mentre l'uomo più difficilmente è buono-fino-in-fondo o cattivo-fino-in-fondo, è più tipico della donna avere atteggiamenti più radicali: o decisamente radicali nel bene, o decisamente radicali nel male; così, più dell'uomo, la donna buona è capace di compassione, di generosità, di tenerezza, insomma di bene; e specularmente, una donna che si decida per il male, riesce a giungere ad abissi di radicalità che, mediamente, un uomo non raggiunge.

Questa, che è una riflessione condivisibile anche in una prospettiva puramente laica (ad esempio psicologica), è l'unica spiegazione che può rendere meno assurde certe affermazioni del Malleus, di cui, peraltro, lo ribadiamo, non possiamo che riconoscere una complessiva inaccettabilità e deprecabilità.