I pluralisti del V secolo a.C.
la ricerca di sintesi tra Eraclito e Parmenide
Empedocle
Di Agrigento, 482 a.C. ca./424 a.C. ca. Personalità forte, si interessò di magia e partecipò alla vita politica.
l'arché
Empedocle cerca di conciliare il principio parmenideo dell'essere con quello eracliteo del divenire.
Da una parte, con Parmenide egli sostiene che nella loro dimensione più profonda le cose non nascono né si corrompono, ma sono composte da elementi inalterabili o radici (rizomi). Non c'è infatti un solo principio, come pensavano gli ionici (monisti), per i quali l'arché, unica, si trasformava qualitativamente, ma vi sono più principi (donde il nome di pluralismo), qualitativamente inalterabili: i quattro elementi, le quattro radici, terra, acqua, aria e fuoco.
D'altra parte, con Eraclito egli afferma la piena realtà del divenire: i quattro elementi, pur in sé inalterabili, si mescolano in vario modo, generando sempre nuove combinazioni. Ciò che li fa divenire sono due forze: l'Amore, che tende a unire, e l'Odio, che tende a dividere.
Quando prevale l'Amore si ha quello che Empedocle, chiama Sfero, ossia la massima compattazione dell'universo; quando invece prevale l'Odio si ha il Caos, la massima divisione tra gli elementi nelle cose; quando poi si verifica un equilibrio tra Odio e Amore si ha il Cosmo, ossia l'universo come lo conosciamo noi.
Tali configurazioni si alternano ciclicamente, passando sempre da un estremo all'altro, dallo Sfero al cosmo al Caos e poi dal Caos al cosmo allo Sfero.
la conoscenza e l'anima
In gnoseologia egli sostenne che il simile conosce il simile
, mediante effluvii, che giungono al soggetto dalle cose esterne.
In antropologia concepì l'anima orficamente, come un demone, gettato in un corpo per espiare una colpa. Ne conseguiva la necessità di una purificazione.
Da notare come quest'ultima concezione, influenzata dal misticismo orfico, mal si concilia con l'impianto di fondo, che si presenta come naturalistico.
Anassagora
Di Clazomene (500 a.C. ca/428 a.C.). Portò la filosofia ad Atene, e ivi fu condannato per empietà. Molto dotto, scrisse un Περί Φύσεος.
Come Empedocle cercò di conciliare divenire ed essere.
Il principio parmenideo di stabilità è garantito dalle omeomerie (o semi), elementi ingenerati, incorruttibili e immodificabili, di cui è composta la realtà. Vi sono infatti infinite omeomerie, sia nel senso che ve ne sono infiniti tipi, qualitativamente distinti, sia nel senso che per ogni tipo di omeomeria ve ne sono infiniti individui. Ogni seme è invisibile, in quanto piccolissimo. Essi sono i costitutivi primi della realtà, in questo senso sono l'arché, che come in Empedocle non è una, ma molteplice: perciò anche lui è un pluralista.
Il principio eracliteo del divenire è poi affidato al Νοῦς, l'Intelligenza ordinatrice, che mescola e separa le omeomerie, generando il cosmo che noi conosciamo. Senza di esso la realtà sarebbe un Caos disordinato, mentre grazie ad esso essa è cosmo ordinato.
Questo Νοῦς non si confonde col mondo, ma ha piena conoscenza di tutto
e grandissima forza
, pur senza essere spirito (come invece pensava lo Zeller). Secondo G.Reale in effetti Anassagora non distingueva ancora, come nessun altro presocratico, tra spirito e materia.
Leucippo e Democrito
Di Mileto il primo (nato nella prima metà del V sec. a.C.), di Abdera il secondo (nato tra il 470 e il 460 a.C.), che ivi fu discepolo di Leucippo. Democrito viaggiò molto, fu certamente ad Atene, dove pare venne rifiutato come discepolo da Anassagora e incontrò Socrate. Suoi discepoli furono, tra gli altri, Protagora e Ippocrate. Pare che i suoi scritti fossero molto chiari e sistematici, ma a noi ne restano solo frammenti, per cui per ricostruire il suo pensiero dobbiamo valertci della testimonianza di Aristotele.
Questi ritiene che il pensiero dei due atomisti fosse sostanzialmente identico.
Il principio parmenideo della permanenza è reso dalla stabilità degli atomi, invisibili, per loro piccolezza, indivisibili (ciò appunto significa la parola atomo), ingenerati, immutabili e indistruttibili. Gli atomi si muovono nel vuoto. A differenza dei semi anassagorei gli atomi non differiscono qualitativamente gli uni dagli altri. Differiscono solo per caratteristiche quantitative: la figura e la disposizione.
Il principio eracliteo del divenire è reso dal movimento: eterno, incausato, necessario. Secondo alcune fonti si tratterebbe di un movimento vorticoso, di un unico grande vortice cosmico, al centro del quale si troverebbero gli atomi più pesanti, e poi via via quelli più minuti e leggeri.
tesi proprie di Democrito
Pare poi che Democrito abbia sottolineato che il movimento, oltre che necessario è anche casuale, cioè non sensato (donde l'accusa che Dante gli fece, di porre il mondo a caso
).
Sempre a Democrito è attribuita una gnoseologia materialista per cui dalle cose si staccherebbero degli εἴδωλα che attraversando l'aria giungerebbero poi ai nostri organi di senso. Sua sarebbe anche la distinzione tra aspetti qualitativi delle sensazione (come i sapori, i colori, gli odori), soggettivi e variabili da individuo a individuo, e aspetti quantitativi della sensazione, che invece sarebbero oggettivi, rispecchiando fedelmente la realtà delle cose. Ma pare che Democrito non sia stato sensista, in quanto ritenne, eleaticamente, che la sensazione sia passibile di inganno, mentre il sarebbe pensiero a cogliere la verità.
In etica Democrito sostenne che la meta da raggiungere è la tranquillità dell'animo (euthumia), per raggiungere la quale occorre moderare le passioni e non abbandonarsi alla ricerca sfrenata del piacere dei sensi.
In politica apprezzò la democrazia e nutrì sentimenti cosmopolitici: la patria dell'animo virtuoso è l'intero universo
.
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