Platone

la scoperta dell'invisibile come vera realtà

🪪 Cenni sulla vita

l'intento platonico di fondo

Metodologicamente. Vi è in Platone una esigenza di spiegazione totale della realtà (una serietà fondamentale nei confronti del problema dell'esistenza) e la convinzione che tale spiegazione non sia facile, banale, immediata: di qui l'importanza della ricerca, e quindi il dialogo e il mito.

Contenutisticamente egli pensa che la realtà vera non sia il mondo che è oggetto della sensazione, mutevole e imperfetto, ma una realtà immutabile e perfetta, che può essere affermata solo dal pensiero: il mondo intelligibile. A tale mondo occorre aspirare sia individualmente, con la conoscenza e l'affettività, sia collettivamente.

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interpretazioni principali

Schematizziamo senza pretesa di completezza alcuni momenti-cardine della recezione del pensiero platonico.

a) in età antica: Aristotele e la prima Accademia privilegiano il Platone metafisico delle Idee;
b) il neoplatonismo, la Patristica e il Medioevo, come molti rinascimentali, sottolinearono la componente mistico-religiosa di Platone (l'Idea del bene-Uno identificata a Dio, e una idea di ascesi accostata a quella cristiana);
c) nell'Ottocento si scopre l'evoluzione del pensiero platonico: ad opera di Hermann (nel 1839), L.Campbell (fine '800) e soprattutto del suo discepolo Lutoslawski (L'origine e lo sviluppo della logica di Platone, Londra 1897), che inventò il criterio stilometrico.
d) nel Novecento si verificò una esplosione di studi platonici:

interpretazioni riduttive

Capita su certi manuali scolastici di leggere interpretazioni riduttive del pensiero platonico che fanno dell'interesse per la politica l'interesse non solo prevalente e centrale in Platone (tesi tutt'altro che pacifica), ma addirittura l'unico ed esclusivo. Tagliando così completamente fuori la componente metafisica, la ricerca platonica dell'assoluto, che ha dei riverberi sulla politica solo perché prima di tutto interessa la ragione e il cuore dell'uomo, assetato di significato pieno e totale.

In Platone invece esiste una forte componente metafisica, che a nostro avviso (alla scuola di studiosi di riconosciuto valore come Giovanni Reale, E.Berti, che pur da forte rilievo alla componente politica, e altri) è addirittura centrale.

Per avere un esempio di una interpretazione che abbiamo definito riduttiva rimandiamo al commento fatto del mito della caverna sul sito dello SWIF (mi auguro non condiviso da tutto lo staff).

un problema: le dottrine non scritte

Si tratta di quanto Platone non avrebbe scritto, ma trasmesso oralmente ai suoi discepoli. Come vanno intese, anzitutto, queste dottrine non-scritte?

Secondo alcuni si tratterebbe di concezioni di non particolare rilievo nell'architettura complessiva del pensiero platonico; la loro importanza sarebbe stata esagerata essenzialmente per interpretazioni equivoche di certi passi aristotelici.

Secondo altri al contrario è proprio nella dottrine non-scritte che si troverebbe il vero Platone, rispetto a cui i dialoghi scritti non sarebbe che una introduzione provvisoria (è la tesi, sopra citata, del Kraemer). Secondo altri ancora (tra gli altri Berti) le dottrine non-scritte hanno avuto una certa importanza nel pensiero platonico, ma solo nella sua fase più tarda (nei dialoghi successivi alla Repubblica).

Quel che è certo è che si tratta di dottrine in cui molto forte sarebbe l'influsso pitagorico e l'importanza dei numeri. Al vertice della realtà vi sarebbero l'Uno e la Diade (grande-piccolo), l'Uno essendo il principio di ordine e di misura, e la Diade essendo una sorta di informe materia intelligibile. Da tali due fattori supremi deriverebbero dapprima le idee-numeri, poi le Idee vere e proprie, con la loro interna gerarchia già sopra accennata. Tale mondo intelligibile costituirebbe nel suo insieme un principio di limite (limitante) che si unirebbe poi (grazie al Demiurgo) all'illimite della materia sensibile per dar luogo al mondo sensibile che noi conosciamo.

Per un giudizio

meriti di Platone

suoi limiti

😃 positiva è la percezione del carattere drammatico della ricerca della verità e la valorizzazione del suo carattere dialogico-esistenziale

😧 in qualche modo la strutturale inconcludenza del dialogo platonico, la continua riformabilità delle conclusioni, mette a rischio la stabilità della verità

😃 avere per primo (Parmenide negava la doxa, affermando un "essere" totalizzante, al di qua di immanenza e trascendenza) esplicitato con chiarezza la distinzione tra piano visibile e piano invisibile, e in qualche modo tra immanenza e trascendenza;
è quello che Giovanni Reale chiama la scoperta del sopransensibile

😧 la trascendenza da lui riconosciuta è ancora qualcosa di finito, e al suo vertice non sta una realtà personale, ma le idee, impersonali:
il vertice della realtà personale è il Demiurgo, essere sì perfetto e buono, ma non infinito e onnipotente

😃 con ancora maggior determinazione del maestro Socrate, riconosce l'anima, spirituale e immortale, come vero baricentro del soggetto umano

😧 ma l'anima non è unita al corpo in modo unico e irrepetibile (Platone accetta la metempsicosi), per cui il soggetto è diviso e la responsabilità che gli compete è intesa riduttivamente

😃 la aspirazione alla giustizia e la non rassegnazione alla cattiva "normalità" della convivenza civile esprime una aspirazione autentica

😧 ma la forma utopica, presente nella maggiore opera politica di Platone, la Repubblica, non è realistica ed è potenzialmente fonte di progetti di cambiamento sociale e politico oggettivamente violenti

Sui limiti del Platone teorico dell'amore e pedagogo molto (probabilmente troppo) severo è il giudizio dello psicanalista Giacomo Contri e dei suoi collaboratori (si veda il loro sito società amici del pensiero/): irrealistica vi appare la sua idea di amore (/sessualità) e negativa la in realtà si tratta di una concezione ampiamente condivisa nella cultura greca, e come sempre accade, un filosofo è condizionato dal suo contesto storico soprattutto sui problemi pratico-politicisua concezione di rapporto adulto/ragazzo.

Resta il fatto che Platone è stato uno dei più grandi filosofi della storia, e maestro di un altro tra i più grandi, Aristotele: non a caso a lui si sono rifatti moltissimi filosofi a lui successivi (come Cartesio e Hegel, per citarne solo alcuni).

Degno di nota è anche l'influenza che esercitò sulla filosofia cristiana del Medioevo, e in particolare su S.Agostino e i suoi "seguaci", influenza che possiamo giudicare come di ambivalente valore:

😃 se fornì, da un lato, solidi argomenti filosofici per fondare una concezione in cui si affermasse la trascendenza e il suo primato

😧 contribuì a far intendere tale trascendenza come qualcosa di staccato e di contrapposto al mondo sensibile, con ricadute negative sul piano pratico (una certa idea di ascesi, come disprezzo del mondo)

😧 in ambito gnoseologico ciò si traduceva in una ripresa del suo innatismo, sia pur corretto, con rischio di non valorizzare adeguatamente l'importanza della novità apportata dall'esperienza sensibile

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