Scoto Eriugena

la ricerca della razionalità del tutto

🪪 Cenni sulla vita

Giovanni Scoto Eriugena fu il più importante filosofo dell'altomedioevo. Irlandese (perciò detto appunto Eriugena o Erigena, o Jerugena, che significa "irlandese") visse circa tra l'810 e l'880. Ebbe una personale padronanza del greco che gli consentì di tradurre e ripensare grandi autori della Patristica orientale come Dionigi lo Pseudo-Areopagita, Massimo il Confessore (di cui tradusse gli Ambigua e le Quaestiones ad Thalassum) e Gregorio di Nissa (di cui tradusse il De hominis opificio). A tale impostazione, più cosmica che antropologica, egli si rifà, piuttosto che ad Agostino, che pure aveva ed avrebbe inciso con più profondità nella cultura medioevale occidentale. Chiamato da Carlo il Calvo a succedere ad Alcuino di York (735-804) alla Schola palatina di Aquisgrana, vi insegnò, apprezzato, per diverso tempo.

Ortodosso?

una forte accentuazione del potere della ragione

Il suo pensiero, per quanto non vi fosse motivo di credere, considerando la sua vita, che fosse intenzionalmente eterodosso, destò perplessità e anche alcune condanne da parte dell'autorità ecclesiastica. Di sicuro Scoto Eriugena sottolineò in modo non sempre equilibrato il potere di comprensione della ragione. Nella sua prima opera importante, il De divina praedestinatione (851), scritto su invito di Incmaro di Reims per controbattere a Gotescalco sulla sua teoria delle doppia predestinazione, Scoto Eriugena accentuò a tal punto la negazione di una predestinazione alla dannazione, da porre in ombra la stessa idea di prescienza divina, attirandosi così una condanna ecclesiastica (Sinodo di Valenza, 855).

il De divisione naturae

La sua opera principale è però il De divisione naturae, potente sintesi speculativa composta tra l'864 e l'866. Scoto Eriugena vi tratteggia un robusto affresco di tutta la realtà, da lui ricompresa sotto il concetto di natura:

Lo si può vedere graficamente nello schema qui sotto:

Si può notare il razionalismo sotteso a questa concezione, per cui Dio stesso viene collocato sotto un concetto razionalmente comprensibile, benché Scoto Eriugena non neghi anche una dimensione apofatica nella conoscenza di Dio.

Altre tesi caratteristiche sono la tematizzazione del concetto di teofania, la ripresa, come già accennato, dell'idea di exitus e reditus, tipica del neoplatonismo.

la recezione di Scoto Eriugena

Alcune sue tesi espresse nel De divisione naturae furono condannate dal concilio provinciale di Sens e poi da Onorio III nel 1225, allorché ad esse si ispirarono, peraltro andando oltre Scoto Eriugena, i sistemi panteistici di Amalrico di Bène e Davide di Dinand.

A lungo dimenticato, venne riscoperto nel XIX secolo, e interpretato in senso eterodosso: sia per esaltarlo come libero pensatore (B.Haureau, Paris 1850), sia per condannarlo (N.Moeller, Mainz 1844).

Studi del XX secolo, chiarendo il suo nesso con la Patristica, ne hanno invece sottolineato la sostanziale ortodossia: così il Gilson, C.Vasoli, Cappuyns e von Balthasar, che esprime apprezzamento, ma anche riserve (pp. 318/9) per l'acosmismo di Eriugena, e la sua confusione tra amor naturalis e caritas.

Per un giudizio

😃 Positivo il tentativo di pensare in modo sistematico.

😧 Negativa la flessione razionalistica, che porta Eriugena a collocare quello che è un evento gratuito e imprevedibile, conoscibile solo per rivelazione, dentro una sorta di necessità naturale.
Autorevoli studiosi non vedono nel suo pensiero un vero panteismo, tuttavia una tendenza al naturalismo e al razionalismo vi è indubbiamente presente.

📚 Bibliografia essenziale