un ritratto di Giordano Bruno

Giordano Bruno

la tragedia di uno spirito ribelle

vita(1548/1600)

Di Nola, carattere espansivo e passionale, diverso dal calabrese, testardo Campanella, come pure dal freddo e razionale Spinoza. Il suo vero nome era Filippo, prese il nome Giordano entrando nei Domenicani, al Convento di S.Domenico a Napoli. Già prima dell'ordinazione fu processato e ammonito (nel 1567) per il suo spirito ribelle; divenne sacerdote nel 1572. La sua fu una esistenza itinerante e in fuga:

Dal 1592 inizia il processo: a Venezia prima (dove Bruno si dimostra conciliante), poi a Roma (dove si irrigidisce e rifiuta di ritrattare). Condannato, il 17.2.1600 fu arso al campo de' Fiori.

📔 Opere principali di Giordano Bruno

titolo originale titolo ital. (o edizione) anno
Il Candelaio [data incerta]
De umbris idearum 1582
La cena delle ceneri 1584
De l'infinito, universo e mondi 1584
De la causa, principio et uno 1584
Lo spaccio de la bestia trionfante 1584
De gli eroici furori 1585
De triplici minimo et mensura 1591
De monade, numero et figura 1591
De immenso et innumerabilibus 1591

logica e mnemotecnica

Ne trattò nelle opere parigine (1582/3). Riprendeva una tradizione magico-ermetico-cabbalistica (presente tra l'altro in R.Lullo e nel Rinascimento), dandole un significato nettamente antropocentrico: il possesso dell'uomo a) sulla sua mente e b) sulla realtà.

In altri termini, è come se Bruno non si fidasse della realtà, e per questo volesse tenerla sotto il suo controllo. Ma una pretesa di controllo di di possesso può essere vista come sintomatica di un atteggiamento antropocentrico, mentre una mentalità autenticamente religiosa si fuida della realtà, sperimentandola come donata da un Padre buono.

Presupposto della mnemotecnica è una corrispondenza (di matrice neoplatonica) tra le strutture ideali della mente (organizzabili in schemi ordinati) e le strutture oggettive della realtà (che è “ombra delle idee”)

Essenza della mnemotecnica è una tecnica del ricordare,

  • che si avvale di immagini archetipiche che strutturano il discorso (logica)
  • e ricalcano la struttura della realtà (ontologia)
  • così da poter manipolare la realtà secondo un proprio progetto (magia)

Essa è in questo senso una scienza unitaria di tutto, con valenze magiche.

concezione della realtà

l'infinità del mondo

Il contesto in cui viene formulata questa tesi dell'infinità dell'universo è da un lato quello, gnoseologico, di una separazione tra fede e ragione, favorita anche dal protestantesimo, con la sua contestazione dell'autorità dottrinale della Chiesa, così da favorire un'affermazione pratica della doppia verità, e dall'altro quello, cosmologico, del copernicanesimo e della nascente rivoluzione scientifica, che sposta molto più in là del passato i confini dellì'universo.

Nei Dialoghi italiani Bruno apprezza Copernico come liberatore dell'umanità (La cena delle ceneri), estendendo e radicalizzando la portata della sua rivoluzione (De l'infinito universo e mondi): non solo la terra non è il centro, ma non lo è nemmeno il sole: non v'è centro, e tutto è centro. L'universo è, così, policentrico e omnicentrico. Non esiste un universo finito, ma infiniti mondi, ognuno dei quali infinito.

il rapporto tra il mondo e Dio

Gli infiniti mondi che compongono l'universo in che rapporto stanno con Dio? In De la causa, principio et uno Bruno risponde che

Da un lato (in quanto principio) Dio è immanente alla natura, che è perciò pienamente divina (viva e una, perché permeata di Infinito):

  1. viva di una vita continuamente fluente, capace di sempre nuove determinazioni, immenso organismo, vivente natura infinita.
  2. una, contro Aristotele ("miserando vecchio ..., precipite, curvo") reo di aver sostenuto la teoria dell'universo finito (mentre l'universo è infinito) e
    • in metafisica il principio di non contraddizione, non capendo la conciliazione degli opposti in una superiore unità
    • in cosmologia la teoria delle quattro cause, non capendo che non vi è distinzione tra materia e forma, causa efficiente e causa finale: la materia stessa è attiva, piena ("gravida") di forme, che "caccia fuori dal suo seno"

Dio così, in quanto principio della Natura è anche detto Mens insita omnibus e Anima mundi ("motore de l'universo", "artefice interno", "fabbro del mondo", "fonte delle forme", come il seme da cui deriva la pianta)

D'altro lato, in quanto Causa, Dio trascende l'universo: è allora Mens super omnia. In tal senso è inconoscibile, ed è perciò Oggetto di fede.

2) l'etica

Ne Lo spaccio de la bestia trionfante sostiene che il divino è già in noi, partecipi della Natura, ma è sopraffatto dai vizi, dalla bestia trionfante.

Occorre allora che la ragione sconfigga (“spacci”) i vizi (rappresentati da certi segni zodiacali: quelli che rappresentano bestie, come lo scorpione, il toro, i pesci), che per lui sono fondati sulle superstizioni (voler dimostrare "che il bianco è nero" e ciò che pare alla ragione "eccellente, buono e ottimo, è vile, scellerato e estremamente malo": la fede rivelata); dobbiamo perciò identificarci con la Natura, che è attiva, flusso e slancio continuo, plasmando attivamente, col lavoro, la nostra vita; il contrario di ciò è l'ascetismo contemplativo, l'ozio, la passività, il misticismo. Esalta l'operosità (la Dea Diligenza).

In Degli eroici furori afferma che il culmine della vita morale è appunto l'eroico (da “eros”, eredità lessicale neoplatonica) furore, che giunge ad acquietarsi solo nella contemplazione della natura quale essa è, mediante una intuizione intellettuale diretta, non concettuale-discorsiva. Capita così come ad Atteone che vide Diana nuda e si trasformò in cervo, identificandosi attivamente con essa, “ebbro di Dio” e “gioioso”. Tale vero infatti non lascia tranquillo l'uomo, né lo appaga, ma lo sprona ad un furore "eroico" per oltrepassare oltre la natura fisica. Questo di fatto lo possono in pochi. Per i più è socialmente utile la religione positiva.

interpretazioni

I) In età moderna

Si sottolineò il suo ateismo. o per condannarlo: come fece Caspar Schopp, che nel '600 lo accusava di atteggiamento provocatorio, blasfemo e anticristiano, o Mersenne, che lo esecra indignato, pur distinguendo il suo panteismo dalla tesi della infinità dei mondi (vicina a quel Cartesio, amico del Mersenne); o apprezzandolo: così Pierre Bayle (nel suo Dictionnaire hist. et critique), pur non vedendolo in netto contrasto con Aristotele, lo trova affine a Spinoza (panteista).

II) nel periodo romantico-idealistico

venne posto il problema del suo rapporto con Spinoza

  • già Jacobi notò la stretta corrispondenza (1789)
  • vennero riscoperti gli scritti bruniani (grazie ai lavori storiografici di Brucjer, Buhle, Tiedermann)
  • Schelling gli dedicò un dialogo (1802)
  • Hegel lo valorizzò, come medio tra la rinascente antichità e la rivoluzione luterana, attribuendogli un ardente impulso di conoscenza della totalità, seppur intorbidato da immaginazioni chimeriche.

III) nel Risorgimento

si vide in lui il genio italiano e laico. Fu allora che gli si dedicò il monumento in Campo de' Fiori, simbolo della libertà laica.

  • B.Spaventa vide in Bruno una tappa essenziale della storia della filosofia europea, che diviene così erede di quella italiana: Spinoza e l'idealismo sono impensabili senza di lui.
  • Fr. Fiorentino (positivista di fine '800) vide in B. un precursore (anche lui a livello europeo) del naturalismo e della fisica galileiana.
  • Felice Tocco affrontò il problema della unitarietà del pensiero bruniano (vedendolo dapprima evolventesi in tre fasi: neoplatonica, copernicano-panteistica e infine atomistica; e poi unitario)

IV) nel '900

vi fu più attenzione filologica e considerazione della variegatezza del suo pensiero.

  • G. Gentile, studioso di Bruno, lo interpretò (in Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento, Firenze 19252, 1940) con più prudenza di Spaventa, a cui pure era vicino, vedendo in lui il panteista (con la sua idea di natura divina);
  • Olschki (1927, Laterza) lo interpretò come un sincretista, privo di unità di pensiero;
  • N. Badaloni vi colse un predominante materialismo, mentre altri, come
  • Papi (1968) e Horowitz (1952) ne sottolinearono la componente politica.
  • Fr. Yates (in Giordano Bruno e la tradizione ermetica, 1964) ne evidenziò gli influssi ermetico-magici.
  • Una valorizzazione religiosa di Bruno vewnne fatta da Francesco Olgiati (1924) e da Guzzo (1960), che vedevano in lui una nostalgia della trascendenza.
  • H.Urs von Balthasar ne tratta in Gloria. Nello spazio della metafisica moderna.

🎬 Filmografìa

  • Una pietra miliare della filmografia sul filosofo nolano è il Giordano Bruno di Giuliano Montaldo (1973), con musiche di Ennio Morricone, e Gian Maria Volonté come interprete del filosofo.

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