La scienza moderna

rivoluzione o evoluzione?

La parola rivoluzione, comunemente usata per indicare l'inizio della scienza moderna, dovrebbe essere ben calibrata: se infatti esistono elementi di discontinuità rispetto al passato, non pochi sono gli elementi di continuità, da un lato nel senso che nel passato antico e medioevale si trovano importanti anticipazioni della scienza moderna, e d'altro lato nel senso che per molto tempo la scienza moderna convive con elementi non scientifici, ereditati dal passato.

anticipazioni

Da un lato, dunque, diversi elementi della cosiddetta “rivoluzione” scientifica erano già stati anticipati. Già in età antica ad esempio vennero formulato teorie eliocentriche.

Ma nello stesso vituperato Medioevo, in particolare nei secoli bassomedioevali, vi furono importanti anticipazioni; citiamo, tra le tante:

telescopio medioevale, da una miniatura della Biblioteca Marciana di Venezia
telescopio medioevale, da una miniatura della Biblioteca Marciana di Venezia

sopravvivenze

In Copernico, come diciamo sotto, sopravvivono tesi non scientifiche, ereditate dal passato, come la convinzione del moto circolare come unico possibile moto dei corpi celesti; e anche in Keplero vi sono tesi non scientifiche, come quella che i corpi celesti, muovendosi, producano della musica o l'associare ad ogni pianeta una certa figura solida.

cause della scienza moderna

a) cause remote

Perché la scienza si sviluppa, e così impetuosamente, proprio nell'Occidente cristiano? Perché non prima e perché non altrove?

ipotesi non convincenti

L'interpretazione marxista, che tende anche in questo caso a svilire le idee, riconducendo tutto al livello economico, può produrre spiegazioni come la non-necessità della scienza in età antica, per la presenza della schiavitù, che sopperiva adeguatamente al fabbisogno di energia. Una simile spiegazione non appare adeguata e convincente, in quanto lo sviluppo scientifico-tecnico avrebbe potuto liberare le energie servili per altre mansioni, da quelle eventualmente "automatizzabili", né si vede perché i "capitalisti" del tempo avrebbero dovuto, in base a una logica di profitto, fermarsi a una soglia di ricchezza data. Perché avrebbero dovuto accontentarsi di 10, se potevano avere 20?

Perché non rischiavano, non concepivano il rischio, la avventura che presuppone una forte fiducia nella positività del reale: appunto! Si tratta dunque di un fattore non economico, ma ideale. Gli mancava un'idea, l'idea della bontà per l'uomo del reale, fondamento dello slancio verso l'avventura del sapere e della tecnica. E questa idea poteva venire solo ammettendo che il reale, la natura, fosse non oscuro teatro di forze numinose contraddittorie e sfuggenti, ma dono all'uomo di un unico Dio creatore, Padre buono, e non ingannatore, dell'umanità.

lo stimolo del Cristianesimo: fiducia nell'uomo

Un presupposto fondamentale alla rivoluzione scientifica sta dunque nella rivelazione biblico-cristiana. Essa concepisce l'uomo come superiore alla natura, e questa esiste in sua funzione. Senza tale consapevolezza l'uomo non avrebbe osato analizzare e manipolare quella che sarebbe continuata apparirgli una sorta divinità, qualcosa di intangibile e sacrale.

l'armonia delle sfere, secondo Keplero
l'armonia delle sfere, secondo Keplero

Tant'è vero che in nessuna altra civiltà si è sviluppata la scienza, neppure in civiltà di antica origine, come quella indiana o quella cinese.

Nella civiltà (greco-romana) antica si era giunti sì ad acquisire delle conoscenze matematiche approfondite e precise, e si era giunti a costruire delle vere e proprie piccole macchine: ma non si applicavano tali conoscenze e tali abilità alla trasformazione della natura, limitandosi invece ad un uso puramente accademico o ludico (si costruivano giocattoli).

risposta a una obiezione

Ma non è paradossale che proprio il Cristianesimo, che ha reso possibile guardare alla natura come qualcosa di cui servirsi, e non più come un dato divino, creando il presupposto assolutamente necessario alla scienza, abbia poi frenato, tramite i suoi più autorevoli rappresentanti, l'inizio dell'avventura scientifica, con Copernico e Galileo?

Come può la causa remota della rivoluzione scientifica esserle stato un ostacolo, per così dire, prossimo?

un paragone, per chiarire

In generale si potrebbe paragonare tale apparentemente paradossale rapporto con quello di un padre col figlio. Mettiamo che il padre sia la causa remota dell'interesse del figlio per l'architettura: vedendo il padre, architetto, lavorare e poi dirigere i lavori del cantiere, e sfogliando i libri della sua biblioteca, il figlio si è appassionato all'architettura ed ha deciso di diventare architetto. Ma a 19 anni decide di non andare a fare architettura nell'Università che vuole il padre, e rivendica una sua concezione di architettura diversa da quella del padre. In questo esempio il padre è realmente la causa remota della passione del figlio per quel lavoro, il che non toglie che tra i due arrivi un momento in cui i loro progetti si scontrano.

a che cosa si è opposta la Chiesa del '600

In secondo luogo va chiarito che la Chiesa, ad esempio col “caso Galileo”, non si è opposta alla scienza, ma a un certo modo di intendere la scienza. Tanto è vero che non si trova alcun divieto a Galileo di svolgere attività di ricerca, ma solo la proibizione di divulgare come certezza il copernicanesimo, senza che la cosa fosse stata adeguatamente "digerita" nei suoi risvolti filosofico-teologici potenzialmente eversivi.

Prova ne sia che fior di sacerdoti e di religiosi dell'Ordine più ligio al Papato, la Compagnia di Gesù, furono degli illustri e importanti scienziati, come ad esempio il p. Marino Mersenne, don Ismael Bovilleaud, il p. Giambattista Riccioli e il p. Francesco Maria Grimaldi, a cui si deve la toponomastica lunare.

Resta però da chiedersi:

  1. Perché nel Medioevo il Cristianesimo non ha dato luogo ad una rivoluzione scientifica, e
  2. perché l'abbia frenata nel '600

Le risposte sono in parte collegate:

  1. da un lato vedremo subito sotto che non è del tutto vero il Medioevo non abbia conosciuto nessuna forma di sviluppo scientifico-tecnico; d'altro lato nell'Alto Medioevo il Cristianesimo era mediato da una cultura platonica e dalla mentalità feudale che hanno permesso di declinarne solo parzialmente le potenzialità, ma già nel Basso Medioevo tali potenzialità hanno cominciato a svilupparsi.
  2. non il Cristianesimo, ma la Chiesa di allora ha frenato non tanto sul fatto che l'uomo abbia un posto centrale nella natura (anzi il geocentrismo è stato difeso proprio in quest'ottica) e la natura gli sia stata posta a servizio, ma sul modo con cui la rivoluzione scientifica le appariva svilupparsi, in un senso potenzialmente avverso alla visione della realtà cristiana, cogliendo in esso, in parte a torto, in parte a ragione, un allontanamento da una visione del mondo religiosa, in cui tutto è governato dalla Provvidenza.

b) cause prossime

Anche qui, più che di una radicale rivoluzione, sarebbe più adeguato parlare di una intensificazione di linee di tendenza già presenti anche nel (Basso) Medioevo.

Infatti la causa prossima del sapere scientifico può essere vista nella sua motivazione, diciamo così, sociale, ossia un desiderio di maggior potere sul mondo fisico, per poter avere un maggior benessere nella vita terrena.

Ora se è vero che nel Medioevo troviamo una mentalità ascetica, ciò non significa un disprezzo per il benessere. Tant'è vero che i monasteri, centri per eccellenza di esercizio ascetico, furono per molti aspetti anche centri all'avanguardia nella innovazione tecnologica di un civiltà medioevale che cercò il più possibile di vivere bene anche in questo mondo.

Tra le tante, ricordiamo che si devono ai monaci importanti realizzazioni tecnologiche:

Ma grande fu l'insieme delle innovazioni tecniche medioevali: dalle più conosciute, come la rotazione triennale, l'aratro a versoio, le staffe per la cavalcatura, i mulini, alle meno note, come un decisivo miglioramento nella tecnica dei ponti (che i romani costruivano essenzialmente per gli acquedotti e i soldati, ma non per il commercio a lunga distanza di merci pesanti) e dei carri, con un sistema, sconosciuto agli antichi, di rotazione delle ruote anteriori di un carro, e un sistema di freni, esso pure ignorato da greci e romani, e infine con la nuova tecnica di mettere in successione coppie di cavalli per meglio trainare carri pesanti, laddove gli antichi, quando usavano più di due animali da traino, li affiancavano, con minori capacità di forza e di dirigibilità.

Del resto non c'è da stupirsi: la fede cristiana, che animava il Medioevo, non predicava la sofferenza per la sofferenza, non era convinta che quanto peggio si stesse in questo mondo, tanto meglio si sarebbe stati nell'altro. Gesù al contrario ha promesso il centuplo quaggiù e l'eternità. Dove il centuplo, certo, non è solo e anzitutto benessere materiale, ma altrettanto certamente non lo esclude, anzi.

Meno essenziale di quanto si sia spesso pensato perciò è stata una trasformazione da una mentalità medioevale, vista come esclusivamente ascetica, a quella moderna, attiva e mondana. Più che di una alternativa, si tratta di una intensificazione. La vita presente, che già era tutt'altro che indifferente all'uomo medioevale, acquista, agli occhi dell'uomo moderno, una importanza ancora maggiore, fino al punto che per certi settori, all'inizio solo elitari, il mondo fisico non è più visto come segno di Altro, e la vita non è più breve passaggio e prova, ma dimora in cui sistemarsi nel modo più comodo.

il fine

Questo è infatti il fine della scienza moderna, il dominio sulla natura, come avvertiva già con lucidità Francis Bacon (sapere è potere: quod in operando utilissimum, id in scientia verissimum).

Lo è, almeno, oggettivamente: nel senso che il singolo scienziato, soggettivamente, può essere mosso da disinteressata curiosità; anzi è tipico dei maggiori geni scientifici avere un atteggiamento di passione per il sapere, come qualcosa che ha in sé la sua ricompensa, prescindendo dalle sue possibili applicazioni operative. Tuttavia se la società, o meglio se importanti componenti di essa, incoraggia e promuove il lavoro degli scienziati è perché ne spera un vantaggio in termini di benessere materiale, un benessere che deriva appunto dal dominio sulla realtà fisica, possibile grazie a una sua conoscenza più precisa.

il metodo

Il metodo della scienza moderna, a differenza della fisica antica, basata sulle qualità e le essenze (a dire il vero non S.Tommaso, ma la scolastica decadente), è dato dall'incontro tra dato sensibile (osservativo o sperimentale) e matematica. La scienza moderna si costituisce infatti come scienza quantitativa, basata sulla matematica: misurare aspetti quantificabili.

Esempio: possiamo conoscere il centro unificatore delle caratteristiche di nascondere i propri escrementi, lavarsi il pelo, avere le unghie retrattili, non affezionarsi all'uomo (ma ai luoghi, per così dire egoisticamente), vederci di notte? Certo tutti questi aspetti ci fanno intravvedere qualcosa di comune, cogliamo un certo nesso; ma non per questo sappiamo che cos'è l'essenza del gatto.

il rapporto con la filosofia

Influenza della scienza sulla filosofia

A) a livello metodologico

Tendenza al matematismo/razionalismo

La filosofia moderna subisce l'influenza del modello scientifico nella grande importanza che molti filosofi moderni, da Galileo a Cartesio, da Spinoza a Leibniz (senza escludere Hobbes, e altri empiristi) danno alla matematica, come conoscenza certa e rigorosa. E' auspicio di molti filosofi moderni rendere anche la filosofia una inoppugnabile concatenazione di verit&agra

Tycho Brahe nel suo studio
Tycho Brahe nel suo studio

Un'altro tratto della filosofia moderna influenzato dalla scienza è la analiticità e una crescente disaffezione alla sinteticità propria della metafisica. Lo notava von Balthasar: vi è nell'uomo moderno una incapacità di porsi le domande ultime, sintetiche, sul senso della realtà. Gli occhi dell'uomo moderno sono diventati un pò come quelli delle mosche, sfaccettati: adatti ad analizzare un settore circoscritto, ma disabituati a una visione d'insieme.

B) a livello contenutistico

Il meccanicismo, ossia la riduzione del reale a materia plasmabile (per cui non esistono forme, né esistono qualità) è il più importante lascito della scienza alla filosofia moderna, che di fatto lo abbraccia quasi unanimemente.

Ma in ciò si cela un errore. Infatti la scienza, che è una sorta di "esperienza secondaria", non può mettere in crisi quella che è l'esperienza primaria, sulla quale si fonda (come un ramo, non può essere senza un tronco).

E' poi ovvio che la scienza non trovi che il matematizzabile, per la ragione semplicissima che filtra tutto attraverso griglie matematiche, che sono quantitative (come chi si mettesse delle lenti gialle, vedrebbe tutto giallo).

Bisogna poi ricordare che la nostra conoscenza è imperfetta: in un certo senso non conosciamo le cose "come sono in sé" (cioè come le conosce Dio).

Influenza della filosofia sulla scienza

In ultima analisi è questo che è accaduto: non la scienza in quanto tale, ma una certa interpretazione di essa, interpretazione che è comunque filosofica, ha condizionato la cultura e la filosofia moderna e contemporanea.

La scienza in particolare non può, se condotta con serietà, allontanare dal vero, dall'Assoluto. Sintomo di ciò sia il fatto che i massimi scienziati che la storia ricordi erano comunque dei credenti: così Galileo, così Newton, così Einstein, così Fermi e Medi.

Noi pensiamo che i dati realmente scientifici portino a confermare la visione cristiana della realtà.

1) Così l'eliocentrismo può essere visto come simbolo della centralità di Cristo, Sole di giustizia, intorno a cui ruota la terra (/l'uomo). L'analogia Cristo/Sole è nel Nuovo Testamento e nella tradizione liturgico/patristica (molti inni cristiani sono costruiti su tale analogia), e ciò è comprensibile: come il Sole fisico, Cristo, Sole metafisico, illumina e riscalda la mente e il cuore dell'uomo che a Lui si apra. Ma la scienza ci ha aiutato a capire ancora meglio l'analogia: perché il Sole irraggia luce e calore a prezzo di una sorta di "sacrificio di sé", "consumandosi" in luce e calore, è così Cristo ci rende partecipi della sua luce e del suo amore a prezzo della Sua Croce, avendo dato la Sua vita per i suoi amici.

2) Così le leggi di Keplero potrebbero essere viste come simbolo della variabilità dell'ethos umano, drammaticamente richiesto di una scelta che può cambiare nel tempo, con questa legge che quanto più l'uomo (/come ogni pianeta) è vicino a Cristo (come al Sole), tanto più è in movimento, si muove velocemente, alacremente (già Dante nella Divina Commedia identificava il male con una plumbea immobilità: quella in cui giace, perennemente ghiacciato, Lucifero al centro della Terra).

3) Così, infine la legge di Newton potrebbe essere vista come simbolo della verità esistenziale per cui una personalità attrae tanto più quanto più è consistente, pesante. E pesa, ha davvero i piedi per terra non chi segue una fallace astuzia, ma chi è radicato nel centro ontologico della realtà.

gli inizi della scienza: il nodo dell'eliocentrismo

Com'è noto è l'astronomia a guidare gli inizi della scienza moderna, e Copernico (1473/1543) è l'autore ritenuto simbolo della discontinuità con il passato (donde appunto il nome di rivoluzione copernicana).

la portata scientifica reale del copernicanesimo

Vanno evidenziati però i seguenti punti:

le obiezioni anticopernicane

obiezioni teologiche

Le obiezioni contro l'eliocentrismo, è noto, furono anche di natura teologica: togliere la terra dal centro dell'universo voleva dire spodestare l'uomo dalla sua posizione centrale. Per il Cristianesimo, ma anche per ebraismo e islam, l'uomo è al centro del disegno di Dio creatore, e il cosmo è stato creato ed esiste in sua funzione; a questa centralità, diciamo così, valoriale, si riteneva fosse massimamente confacente una centralità anche spaziale. Perciò i teologi non accolsero, mediamente, con favore, la nuova teoria.

obiezioni scientifiche

Esistevano però anche delle obiezioni di merito, basate non sulla fede, ma sulla ragione. Ad esempio le seguenti:

Si tratta di obiezioni che il cammino della scienza avrebbe sciolto, ma che al tempo di Copernico, avevano una loro plausibilità. Il che non vuol sminuire Copernico, ma dare il senso della problematicità dello sviluppo scientifico.

Per un giudizio

Che ci sia stato uno sviluppo della scienza è cosa in sé positiva. L'uomo è chiamato a conoscere la verità, e non esiste alcuna verità che debba essere temuta o censurata.

La tecnica, che dalla scienza è nata, è lei pure qualcosa di in sé positivo: all'uomo è stato affidato un compito centrale nella natura ("assoggettate la terra e dominatela", cfr. Gn, 1, 26).

D'altro lato, non la scienza e la tecnica, ma l'uso che della scienza e della tecnica è stato spesso fatto va visto come parzialmente negativo. Il sapere scientifico è stato talora usato come esaustivo di tutta la conoscenza, alternativo e non complementare al sapere filosofico-teologico: e questo non è positivo. Parallelamente la tecnica è stata usata come strumento non solo di un dominio (rispettoso e armonico) ma di un devastante sfruttamento della natura. E anche questo, come molti ormai pensano, è talmente negativo da mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell'uomo sulla Terra.

Occorre dunque coltivare anche questi settori, ma dentro un contesto adeguato, che solo un riferimento alla totalità di significato può assicurare.

📚 Bibliografia essenziale