un ritratto di Mill del 1870 ca

John Stuart Mill

🪪 Cenni sulla vita

John Stuart Mill è con Spencer il maggiore esponente del positivismo inglese. Nato a Londra nel 1806 e morto ad Avignone nel 1873. Assimilò dal padre, James, e da Bentham un orientamento utilitaristico e liberal-radicale, anche se lo integrò in una propria concezione, più mitigata.

Si interessò attivamente di politica, nel partito liberale inglese, cercando di favorirvi la convergenza della classe media con i lavoratori salariati. Quando questo suo disegno si rivelò fallimentare, all'inizio degli anni '40, si dedicò interamente alla riflessione filosofica.

📔 Opere principali di John Stuart Mill

titolo originale titolo tradotto anno
System of LogicSistema di logica1843
Principles of political EconomyPrincipi di economia politica1848
On LibertySaggio sulla libertà1859
Considerations on Representative GovernmentConsiderazioni sul governo rappresentativo1861
UtilitarianismUtilitarismo1861/3
The Subjection of WomenSull'asservimento delle donne1869
Essays on ReligionSaggi sulla religione1874 (postumo)

la conoscenza

connotazione/denotazione

Degna di nota è la distinzione tra termini denotativi e termini connotativi, tra denotazione e connotazione: denotativo è un termine che indica un oggetto, un individuo o una classe di individui, connotativo designa invece un termine che esprime una proprietà (una caratteristica secondaria, aggiuntiva); tutti i nomi propri sono denotativi, mentre gli aggettivi e i nomi comuni sono connotativi. La distinzione sarebbe poi stata ripresa da Frege.

Per Mill occorre evitare di scambiare una connotazione per una denotazione, ipostatizzando un aspetto astratto universale; le proprietà universali non hanno esistenza reale, questa è solo degli individui (e delle classi di individui).

la critica al sillogismo

Il sillogismo, che pretende di dedurre un particolare dall'universale, è criticato in quanto inutile e scorretto: in sé è inutile (tranne rare eccezioni) in quanto non aumenta la nostra conoscenza (il caso particolare è già contenuto in quello universale e lo fonda, anziché esserne fondato); scorretto, perché le sue premesse non sono mai davvero universali: non sappiamo che tutti gli uomini sono mortali, ma solo un certo numero.

l'induzione

è l'unica forma di ragionamento valido, una volta scartato il sillogismo deduttivo. Consiste nella generalizzazione di casi particolari, per cui dopo un certo numeri di osservazioni sugli individui di una classe si può supporre che proprietà che compaiono costantemente in loro appariranno in tutti gli individui di quella classe; essa si fonda sul principio di uniformità della natura, per cui essa appare come regolare e in qualche modo prevedibile. Siccome però tale principio è esso stesso ricavato per induzione si è parlato di un circolo vizioso nel pensiero di J.S.Mill.

Mill dettaglia poi quattro momenti del metodo induttivo: quello delle concordanze, quello delle differenze, delle variazioni concomitanti e quello dei residui. I primi tre sono in qualche modo una ripresa delle tabulae di Bacone.

il metodo delle scienze morali

è identico a quello delle scienze naturali. Le azioni umane infatti sono in gran parte prevedibili, e perciò indagabili scientificamente. S.Mill non nega che esista un certo margine di libertà negli esseri umani, che possono cercare di modificare il loro carattere, ma anche ciò egli ritiene avvenga in base a leggi scientificamente conoscibili.

Tuttavia nelle scienze morali, in particolare nell'etologia, non si può pretendere una assoluta unitarietà, che deduca tutto il comportamento umano da un unico tipo di causa; vi sono piuttosto molteplici tipi di causa, che devono essere pazientemente studiate.

etica

Il fine dell'agire umano è il piacere: in ciò Stuart Mill concorda con Bentham, negando l'esistenza di assoluti morali; tuttavia propone di distinguere piaceri inferiori e superiori, che devono essere anteposti ai primi. Il suo perciò non è un edonismo volgare, e il calcolo dei piaceri, da meramente quantitativo come era ancora in Bentham, diventa qualitativo.

è meglio essere un uomo malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un imbecille contento, e se l'imbecille e il maiale sono d'altro avviso ciò dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione.

Egli ritiene così di valorizzare il meglio della tradizione cristiana, accogliendo la massima di non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fosse fatto a sé. In effetti, nei citati Saggi sulla religione, che uscirono postumi, egli ritiene che l'esistenza di Dio, pur non rigorosamente dimostrabile, sia una convinzione utile per la moralità.

politica

Centrale, nella proposta di S.Mill è l'individuo e la sua libertà, come egli sottolinea in On Liberty; essa si articola in tre fondamentali significati:

L'unica limitazione alla libertà del singolo è quella di evitare di danneggiare gli altri.

Il liberalismo di Mill si accompagnò a una certa dimensione egualitaria. Pur difendendo la proprietà privata, infatti ritenne giusto muoversi nel senso di una più equa distribuzione della ricchezza. Sostenne in effetti che mentre le leggi della produzione dei beni siano immutabili, quelle della loro distribuzione, divergendo in ciò da Malthus, possano essere modificate, e lo possano appunto nel senso di una maggiore giustizia. In concreto tale modifica migliorativa sarebbe dovuta passare non, ovviamente, attraverso una rivoluzione, ma con una collaborazione tra le classi, ispirata al principio utilitaristico della massima felicità per il massimo numero di individui, nella convinzione della convenienza (egoistica) di una certa componente di altruismo.

In ambito istituzionale Mill propugnò una democrazia rappresentativa, in cui il voto fosse esteso anche alle donne e in cui le minoranze fossero tutelate; il che non gli impedì di ritenere giusto che gli elettori più significativi, per istruzione o per censo, godessero di un maggior peso nei criteri di rappresentanza.