una foto di Böckenförde nel Bundesverfassungsgericht, la Corte Costituzionale tedesca

Ernst-Wolfgang Böckenförde

Un giurista cattolico in difesa della democrazia

«Der freiheitliche, säkularisierte Staat
lebt von Voraussetzungen,
die er selbst nicht garantieren kann.»
(Staat, Gesellschaft, Freiheit, Frankfurt am Main, 1976, p. 60)

🪪 Cenni sulla vita

Ernst-Wolfgang Böckenförde, uno dei maggiori giuristi e filosofi del diritto cattolici del XX secolo, nasce nel 1930 (il 19 settembre) in Germania, a Kassel.

Docente universitario di diritto costituzionale e filosofia del diritto, insegnà ad Heidelberg, a Bielefeld e a Friburgo.

Fece parte della Coste costituzionale tedesca, il Bundesverfassungsgericht dal 1983 al 1996.

Per la sua serietà di studioso ricevette numerosi riconoscimenti - tra cui il Premio Romano Guardini dell'Accademia Cattolica di Baviera (2004) e il premio Hannah Arendt per il pensiero politico (2004) - e svariate lauree honoris causa.

Muore nel 2019.

📔 Opere principali di Ernst-Wolfgang Böckenförde

titolo originale titolo ital. (o edizione) anno
Die Entstehung des Staates als Vorgang der Säkularisation La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione1967
Staat, Gesellschaft, Freiheit [non tradotto]1976
Der Staat als sittlicher Staat Lo Stato come Stato etico1978
Staat, Verfassung, Demokratie. Studien zur Verfassungstheorie und zum Verfassungsrecht Stato, costituzione, democrazia1991
Cristianesimo, libertà, democraziaMorcelliana Brescia2007
Lo Stato secolarizzato, la sua giustificazione e i suoi problemi nel XXI secoloIl Mulino Bologna2008
Woran der Kapitalismus krankt Chiesa e capitalismo2009-04-24
Dignità umana e bioeticaMorcelliana Brescia2010
Diritto e secolarizzazioneLaterza Bari2010

Perché la democrazia è preziosa

La democrazia è preziosa perché è garanzia di pace. La democrazia in età moderna è sinonimo di Stato secolarizzato, cioè di uno Stato che non “sposa” una certa “confessione religiosa” indica una delle diverse possibili varianti di una certa religione. Ad esempio cattolicesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo sono “confessioni” cristiane, sono varianti del Cristianesimoconfessione religiosa, ma si mantiene neutrale nei confronti delle diverse confessioni, ed eventualmente religioni e in generale visioni-del-mondo, presenti nella società.

L'essenziale della democrazia infatti è il libero confronto tra diverse proposte, sia culturali (religiose) sia politiche in senso stretto, tra le quali lo Stato in quanto tale non prende posizione, favorendone una e svantaggiando le altre, ma assume una funzione di arbitro imparziale. E lasciando che siano i cittadini, di volta in volta, tramite il voto, a decidere chi, per un dato periodo, dovrà esercitare il potere. Sempre, però, nel rispetto di regole condivise, e mai spadroneggiando e occupando monopolisticamente lo Stato.

Che cosa c'entra questo con la pace? Storicamente, in età moderna, l'esigenza di uno Stato secolarizzato, quindi neutrale, quindi democratico, nasce per porre fine alla sanguinosissime guerre di religione che devastarono l'Europa (centro-occidentale) dopo la Riforma protestante.

Se lo Stato si immedesima con una delle diverse visioni-del-mondo (confessioni religiose, nel caso dell'Europa moderna: come cattolicesimo o luteranesimo o calvinismo), si mette contro le altre. Cioè “fa la guerra” alle altre. E non c'è pace possibile.

Per questo a un certo punto negli Stai europei matura la consapevolezza che, se lo Stato vuole garantire la pace, deve essere neutrale. Deve essere imparziale nel conflitto tra diverse visioni-del-mondo. E contrastare eventualmente la tendenza di un certo potere clericale a voler “occupare” monopolisticamente, lo Stato. Potremmo tradurre, un po' liberamente: «State zitti, teologi, in questo campo che non è il vostro»«Silete theologi in munere alieno»: così il giurista Alberico Gentili, alla fine del XVI secolo, ammoniva i teologi, ma in genere il potere clericale, a non pretendere più di dettar legge nell'ambito giuridico-politico, che ormai devono considerare un ambito “alieno”, cioè altro dal loro campo di competenza.

Quindi la secolarizzazione, ossia, in fondo, la democrazia è garanzia di pace. Se le diverse soggettività non accettano di convivere con pari diritti sotto lo stesso tetto (dello Stato divenuto neutrale) e in base a regole condivise, ci può essere solo la guerra (dove ognuna delle soggettività combatte per sopraffare, una volta per tutte, le altre).

Noi sappiamo che la democrazia è garanzia di pace anche nei rapporti internazionali (un aspetto ben sottolineato già da Kant). Ma il suo essere garanzia di pace la pace all'interno degli Stati è l'aspetto che Böckenförde sottolinea di più.

quali sono le condizioni della democrazia

La democrazia è un assetto in cui diverse soggettività politico-culturali, con progetti in qualche modo alternativi su come condurre la cosa pubblica, invece di combattere perché prevalga una volta tutte la propria visione della realtà, accettando di convivere pacificamente le une accanto alle altre, concordando su alcune regole condivise (la Costituzione), così che tali regole permettano che lo scontro rimanga pacifico (senza degenerare in guerra civile) e accettando che siano periodicamente i cittadini a decidere a chi dare, temporaneamente, il potere.

l'accettazione del compromesso

Questo implica che nessuna delle soggettività presenti nella società possa fare della cosa pubblica tutto e solo ciò che lei vuole. Ossia implica l'accettazione del compromesso, una parola-chiave nel vocabolario costituzionale di Böckenförde.

Accettare il compromesso significa, ad esempio, che una soggettività religiosa non potrà pretendere di rendere reato, statalmente perseguibile, tutto ciò che essa considera come peccato. In altri termini non si può pensare di rendere il diritto (statale, e quindi valido per tutti), una fotocopia meccanica dell'etica (che, in certi suoi aspetti particolari, può essere specifica di una certa visione-del-mondo, e non condivisa dalle altre visioni-del-mondo).

Scrive Böckenförde che «nessuno può pretendere, per la propria concezione politica e per gli obiettivi che persegue, una validità esclusiva, negando così alla concezione dell’avversario politico dignità di discussione o persino il suo diritto di esistenza democratica.

Ciò non esclude che si possano considerare gli orientamenti e gli scopi diversamente configurati come sbagliati, pericolosi e da osteggiare. Implica soltanto la rinuncia ad attribuire alle proprie concezioni politiche e alle proprie risoluzioni un valore di verità oggettiva che non consenta, in alcuna maniera, una discussione e un compromesso.»

C'è invece un certo modo, rigido, di intendere i “principi non negoziabili”, che tende ad escludere qualsiasi compromesso con visioni diverse dalla propria. Si può notare che l'allora card. Bergoglio suggerì, sulla questione del diritto di famiglia, un compromesso con le forze laiche dell'Argentina, che si fermasse alle ”unioni civili” (tra persone dello stesso sesso). Ma la prevalenza di un concetto rigido di principi non negoziabili, indisponibile a qualsiasi compromesso, finì col favorire un irrigidimento anche nell'area laica e all'approvazione di un vero e proprio matrimonio (tra persone dello stesso sesso).

l'accettazione dell'imperfezione

Accettazione del compromesso poi implica accettazione dell'imperfezione. Non si può pretendere dalle leggi dello Stato che esse costringano ad essere eticamente perfetti. L'obbiettivo delle leggi dello Stato è molto più modesto, come del resto osservava già un astro della filosofia e della teologia cristiane, Tommaso d'Aquino.

«Di fronte a situazioni di “peccato strutturale” (Giovanni Paolo II) «si imporranno fin dall’inizio, o comunque in prima istanza, soluzioni di emergenza o ispirate al criterio del male minore.»

«L’obiettivo resta sempre raggiungere un optimum relativo rispetto alla realizzazione di valori etico-morali, ma qui allora si apre il campo - teologicamente legittimo - della ponderazione responsabile basata su una conoscenza adeguata della realtà, quale è quella che viene trasmessa dalla virtù della prudenza.»

la lealtà democratica

Un altro fattore cruciale per la democrazia è la lealtà democratica, cioè l'accettazione convinta, cordiale e coerente delle regole costituzionali. Anche quando esse ci danneggiano nell'immediato.

Ad esempio si tratta di accettare il verdetto delle urne: se gli elettori ti hanno tolto la maggioranza, devi lasciare il potere ad altri, che hanno preso più voti di te. Senza aizzare i tuoi seguaci alla guerra civile, col pretesto che ci sarebbe stato qualcosa del genere accadde con le presidenziali americane del 2020, quando il presidente in carica, sconfitto, si rifiutò di riconoscere il responso delle urne, confermato da tutti gli organismi preposti alla certificazione del voto in base alla Costituzione degli Stati Uniti e alle leggi vigenti.“un furto”.

Ancora, si tratta di non approfittare del potere per instaurare di fatto un regime non (pienamente) democratico, ad esempio soffocando la possibilità di una informazione critica nei propri confronti.

La democrazia «Da una parte richiede che ciascuno, ai fini della conservazione dell’ordine complessivo, sia interiormente disposto ad accettare le decisioni della maggioranza fintanto che esse sono in vigore, anche se non le approva. Dall’altra ci si può attendere un simile atteggiamento solo se i gruppi che volta per volta detengono il potere non si pongono in maniera assoluta sul piano giuridico o ideologico, ma lasciano intatte agli oppositori la stessa libertà democratica e le stesse opportunità di conquistare il potere politico.»

come si alimentano tali condizioni

E qui veniamo al Diktum citato nell'esergo a questa pagina: «Lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti, che esso stesso non può garantire»: ciò significa che lo Stato secolarizzato, cioè, in pratica, lo Stato democratico ha bisogno di qualcosa, che tuttavia non può imporre (per legge).

Di che cosa ha bisogno lo Stato, cioè l'istituzionale? Ha bisogno del pre-istituzionale, cioè che nella società ci siano esperienze concrete di solidarietà e di fiducia reciproca tra i cittadini. Senza solidarietà e fiducia (e altri simili valori), le istituzioni e le leggi, per quanto buone e ben congegnate dal punto di vista tecnico, non bastano. Non possono garantire che lo Stato, o meglio la società nei suoi risvolti pubblici, “funzioni bene”.

Insomma lo Stato democratico funziona nella misura in cui la gente ha un'eticità vissuta (solidarietà, fiducia, rispetto, lealtà e simili valori). Ma questo non può essere imposto dallo Stato. Deve essere la gente stessa che trova la motivazione e la forza per essere eticamente buona.

Del resto, i nemici della democrazia, da Hobbes a Marx e a Carl Schmitt, concordano oggettivamente con Böckenförde in quanto sostengono che non ci può essere democrazia perché l'uomo è intrinsecamente e inevitabilmente egoista e rapace, incapace di volere il bene degli altri, il bene comune, per cui c'è una lotta inevitabile.

questioni particolari

nazione e organismi internazionali

Böckenförde è stato favorevole all'appartenenza ad organismi internazionali, come l'Unione europea, garanti di pace e di benessere. Tuttavia non ha trascurato di considerare anche il valore di appartenenze più prossime, come quella nazionale. Che ha una sua insostituibilità.

economia di mercato e giustizia sociale

Per Böckenförde è giusto dare libertà di intrapresa economica ai privati, è giusto il libero mercato, purché non degeneri in un capitalismo esasperatamente rapace, “selvaggio”. Lo Stato ha infatti il dovere di regolamentare il mercato in modo che non ci siano disparità economiche inaccettabilmente grandi tra classi ricche e classi povere: non è accettabile (ossia è un problema di cui lo Stato deve farsi carico) che ci siano strati di popolazione che vivono al di sotto della soglia di una vita economicamente dignitosa.

vita nascente

Böckenförde, come cattolico, era contrario all'aborto, ma nella contingente situazione creatasi in Occidente egli riteneva che una soluzione giuridica come quella adottata in Germana, di considerare l'aborto un “reato non sanzionabile” fosse un compromesso accettabile.

Più grave dell'aborto, e totalmente inaccettabile, era invece per lui una manipolazione dell'embrione che lo usasse come un mezzo.

rapporti tra laici credenti e gerarchia ecclesiastica

Böckenförde riteneva che il laicato cattolico dovesse operare in politica senza essere continuamente “imbeccato” dalla gerarchia ecclesiastica (vescovi o papa). Quest'ultima avrebbe dovuto intervenire solo in casi davvero estremi ed eccezionali, rispettando l'autonomia del laicato.

In questo senso egli fu critico nei confronti di Giovanni Paolo II che mal sopportava possibili divergenze tra laicato e gerarchia ecclesiastica su questioni politiche.

immigrazione e islam

A lungo Böckenförde aveva difeso il pari trattamento dello Stato nei confronti delle diverse religioni (dunque islam compreso), confidando che la fiducia accordata ad ogni religione sarebbe poi stata ricambiata.

Nell'ultima fase della sua riflessione si affaccia però il dubbio che nei confronti di una religione che possa costituire un pericolo per la democrazia costituzionale, lo Stato democratico abbia il diritto di difendersi, adottando qualche forma di restrizione, anche energica se necessario.

Per un giudizio

Il pensiero di Böckenförde è decisamente positivo e apprezzabile. Inestimabilmente prezioso è il suo apporto in difesa dello democrazia costituzionale. Grandi sono stati la sua modestia e il suo rigore professionale.

Alcune sue riserve nei confronti di Giovanni Paolo II possono sembrare a qualcuno ingenerose, ma egli le conduce con grande rispetto per il Papa e in modalità sobriamente e rigorosamente scientifica.

📚 Bibliografia essenziale

Articoli

Contributi

🎬 Filmografìa

Un argomento ovviamente è la democrazia. Il pensiero di Böckenförde poi si contrappone a quel nemico della democrazia e della fratellanza universale che fu Carl Schmitt.