globalizzazione e mondialismo
un ripensamento
Quando è nato questo sito, nel 2001, vedevo essenzialmente i vantaggi della globalizzazione e mi colpiva negativamente l'estremismo un po' settario dei no-global.
Oggi il mio giudizio è più articolato e sfumato: pur non negando dei lati positivi nella globalizzazione, ne vedo anche i rischi e perciò la necessità di una gestione correttiva.
Così come è emersa la critica al mondialismo, che merita un articolato esame.
un mondo unificato
In estrema sintesi si potrebbe dire che si tratta del processo di unificazione economica, ma in qualche modo anche culturale e politica del mondo. Anche se la contestazione alla globalizzazione e al mondialismo sono fenomeni relativamente recenti, il processo di unificazione del mondo non è un circoscrivibile agli ultimi tempi: in un certo senso essa accompagna, come tendenza, tutta la storia dell'umanità. Nel senso che ogni popolo ha sempre cercato di allargare lo spazio dei propri rapporti, in modo più o meno pacifico: allacciando rapporti commerciali, o colonizzando altri popoli, stringendo alleanze, promuovendo la reciproca conoscenza, e altro.
Certo, è con l'epoca moderna che, grazie all'Europa, il mondo è stato in qualche modo unificato: dalle Americhe all'Asia, dall'Australia all'Africa, l'Europa ha svolto una attività di colonizzazione, più o meno diretta, che ha di fatto finito col rendere il mondo un villaggio globale
. Il XIX secolo rappresenta, grazie alle invenzioni e alla rivoluzione industriale, un salto di qualità, con la formazione di un mercato mondiale. Il XX secolo non ha fatto che accentuare sempre più questa tendenza alla unificazione del mondo: dal punto di vista politico (ONU, Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, ecc.), culturale e linguistico (diffusione dell'inglese e di valori condivisi), economico (formazione di una unica autorità monetaria e commerciale mondiale), a cui si aggiunge l'ulteriore suggello dato alla creazione di un villaggio globale
dalle nuove tecnologie: il satellite e internet.
Ma è soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino che la globalizzazione ha assunto dei tratti che sono stati ritenuti particolarmente inaccettabili dal fronte no-global: infatti, se prima il mondo era diviso in due sfere contrapposte (mondo capitalista e mondo comunista), ora è un unica visione della realtà politica a dominare, il cosiddetto pensiero unico (favorevole al libero mercato in economia, alla democrazia rappresentativa e pluralistica in politica, ai diritti di libertà individuale in campo civile).
perché è un problema
la dimensione economica
Fino a non molto tempo fa l'unificazione del mondo era soprattutto percepita come globalizzazione economica, e faceva problema essenzialmente per la persistente disparità economica tra il Nord sviluppato del mondo e il Sud, ritenuto sfruttato e tenuto in condizioni di grave inferiorità economica.
Certo, esiste un problema di rapporto Nord/Sud del mondo, sul quale si tratta di capire fino a che punto sia la ricchezza del Nord a causare la povertà del Sud.
La risposta prevalente in molti, a sinistra, nel primo decennio del nuovo millennio, portava ad opporsi alla globalizzazione in quanto tale, vista come causa di ingiustizia economica.
la dimensione politico-culturale
Oggi, se i possibili effetti negativi della globalizzazione a livello economico sono riconosciuti da un fronte politico più ampio dei no-global di inizio millennio, ha preso forza una critica al processo di unificazione planetaria nei suoi aspetti politico-culturali: si parla così di mondialismo, demonizzato soprattutto dal populismo sovranista della destra radicale. Un populismo che tende a pensare in un'ottica complottista.
come inquadrare teoricamente la questione
Bisogna quindi distinguere due aspetti: quello economico e quello politico-culturale.
- Sul piano economico è in gioco un giudizio complessivo su capitalismo ed economia di mercato. Ne parlo da un punto di vista filosofico e cristiano.
- Esiste poi il nodo del cosiddetto mondialismo, e lì è in gioco il carattere universale o meno della democrazia e dei diritti umani, nonché il corretto modo di intenderli.
Questioni pratiche
Anche qui bisognerà distinguere tra globalizzazione e mondialismo.
governare la globalizzazione
La prima se non è in sé negativa, e non va demonizzata, deve tuttavia essere governata: occorrono regole che evitino che i più deboli siano schiacciati e che si creino o accrescano squilibri intollerabili.
Ad esempio se uno stato, come la Cina, mettiamo, per fare il caso più clamoroso, vuole, giustamente, partecipare al commercio mondiale esportando i suoi prodotti in tutto il mondo, esso dovrebbe impegnarsi osservare alcune regole minimali, che tutto il mondo civile osserva: di tutela del lavoro (per cui non dovrebbe più sottopagare i suoi lavoratori) per esempio, o di prevenzione dell'inquinamento, o di sicurezza dei prodotti.
Vediamo più in dettaglio come si dovrebbe impostare una corretta soluzione al problema.
una corretta idea di mondialismo
Del mondialismo parliamo nella pagina ad esso dedicata.
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