FAQ sul vegetarianesimo

I. Nella metà campo antivegetariana

I.A. Innaturalità del mangiare carne (contro il v. igienista)

1. l'uomo non è adatto a cacciare (mentre i carnivori sì), dunque non gli è naturale mangiar carne.

Non ha artigli né fauci, né corre veloce come certi predatori, però ha molto di più: la natura (e, per chi crede, Dio) lo ha fornito di intelligenza, con cui trasforma il suo ambiente rendendolo più funzionale a sé. Se dovessimo fare solo ciò che possiamo fare "a mani nude" dovremmo tornare all’età della pietra, anzi ancor prima. È questo che gli animalisti vogliono?



2. l'uomo non prova appetito per gli animali vivi (mentre i carnivori sì) e deve cuocere la carne per poterla mangiare, dunque non gli è naturale mangiar carne.

Come dicevamo, l'uomo non è tutto istinto, come gli animali: se una mucca viva non ci fa "venire l’acquolina in bocca", nemmeno molte verdure crude ce la fanno venire. E viceversa il carpaccio si presenta come "appetibile" anche se crudo. In tutti i casi perchè mai il fatto di cuocere il cibo sarebbe una obiezione alla sua naturalità? Perchè in tal modo l'uomo cercherebbe di mascherare il mal fatto, di dimenticare il suo brutale crimine? Più semplicemente si cerca il gusto più gradevole.



3. mangiare carne provoca malattie. Solo una dieta vegetale è sana.

È vero che mangiare troppa carne e in generale troppi grassi provoca patologie. Però c’è una via di mezzo tra il mangiare troppo e il non mangiare affatto. Mentre non esiste prova scientifica che il vegetarianismo garantirebbe una maggior salute. Al contrario vorrà pur dire qualcosa che la schiacciante maggioranza dei medici consideri una dieta vegetariana come nociva alla salute.



4. l’uomo non ha un organismo atto a cibarsi di carne

Gli stessi vegetariani più moderati riconoscono che non è così. Ammettono che l’uomo è onnivoro. Perché i canini, perché gli incisivi, altrimenti?



5. mangiare carne è comunque innaturale

Ma allora perché è un comportamento così diffuso, storicamente e geograficamente? Come potrebbe quello che per i vegetariani è solo un prodotto della natura (l’uomo) andare, e così massicciamente, contro natura?



6. ci sono altri fenomeni che sono diffusissimi ma innaturali, ad esempio la guerra

Ma la guerra ha sempre e ovunque trovato moltissimi oppositori, in modo assolutamente non paragonabile alle deboli e sporadiche voci contro il consumo di cibi animali. Tant’è che coloro che hanno intrapreso guerre hanno sempre sentito il bisogno di giustificare tale scelta, quasi scusandosi; solo in rarissimi casi la guerra è stata esaltata come naturale.



7. comunque moltissimi nel mondo seguono una dieta vegetale…

I più perché costretti dalla loro povertà. Per poi passare, appena possono, ad una alimentazione che include anche cibi animali, come gli stessi vegani constatano con rammarico.



8. se avviene così è solo per la vostra massiccia campagna di disinformazione

È vero piuttosto che esiste un martellamento animalista, che si avvale da tempo anche di importanti mezzi di comunicazione di massa, come fumetti o films, in cui agli animali vengono, in modo apparentemente innocente, attribuiti pensieri e sentimenti umani. Anche questo è un modo, subdolo, di creare una mentalità. Per non parlare della legislazione che si sta introducendo nei paesi occidentali: tra un po’ non si potrà più usare nemmeno un insetticida. Gli animalisti hanno addirittura contestato come terroristica nei confronti degli animali una pubblicità di un prodotto contro gli scarafaggi…

I.B. Immoralità del mangiare carne (contro il v. filosofico-totalizzante)

1. il nostro nutrirci di carne implica indicibili sofferenze degli animali

Anzitutto è discutibile parlare di sofferenza degli animali, perché tale termine si può impiegare nel suo vero senso solo nel caso dell’uomo e di esseri comunque consapevoli. Per gli animali è più appropriato parlare di dolore, e tenendo presente che non possiamo immaginare che cosa sia il dolore in un essere privo di coscienza razionale.



2. si tratta comunque di un dolore insopportabile…

È probabile che se non ci fosse l'uomo molti animali, abituatisi ormai alla cattività, faticherebbero a vivere (i bovini, i suini, i polli). Più ancora, che cosa fa credere che morire con una rivoltellata alla testa provochi un dolore maggiore che essere fatto a brani ancora vivo da un grosso felino o da altri predatori? Nella natura i carnivori esistono, e uccidono in un modo decisamente poco attento a risparmiare sofferenze alle proprie vittime.



3. dunque approvate qualsiasi condizione in cui gli animali siano "allevati"?

È giusto che vi sia igiene e condizioni di vita il più possibile "naturali": ma ciò essenzialmente a motivo della salute umana, che risulta compromessa da certi allevamenti "intensivi". In netto subordine, ogni dolore inutilmente inflitto agli animali va evitato.



4. ma non vi rendete conto che i mattatoi sono le nuove Auschwitz? (sic!)

Siamo seri, per favore! Parlare così è offensivo per la memoria di coloro che sono morti nei lager.

 

II. nella metà campo vegetariana



1. "Equiparando gli animali all’uomo, non facciamo torto all'Uomo, non gli togliamo nulla."

Non è vero. Dire che Biancaneve e la strega cattiva sono ugualmente belle è far torto a Biancaneve, è "toglierle qualcosa". Quando si equipara qualcosa a qualcos'altro si istituisce appunto un legame di somiglianza, una comunanza qualitativa. Ora gli animali non pensano, non parlano, non amano disinteressatamente, non contemplano la bellezza, non ridono né piangono: come si può dire che equiparare l'uomo agli animali non tolga niente all'uomo?



2. "Chi vi dice che noi, rispettando gli Animali, non rispettiamo ancora di più l'Uomo?"

Lo dite voi stessi. Ecco cosa dice dell’uomo un vegetariano tra i meni estremisti: l'Uomo (...) Violenta bambini, uccide per denaro, fa le guerre per un lembo di territorio, inquina l'aria, dice menzogne, tradisce. (…) L'Uomo seppellisce i morti che lui stesso uccide... Non è forse più grave del fatto stesso di non seppellire i propri morti? Altri vegani propongono di estinguere la specie umana, ed esultano al pensiero di quando questo avverrà.



3. Ma perché non dovrebbe possibile rispettare sia gli animali sia l'uomo?

Non è possibile, per chi crede e per chi ragiona correttamente, rispettare allo stesso modo due realtà che hanno un diverso valore: l'uomo ha un valore infinito, gli animali, come i vegetali e le realtà inorganiche, hanno un valore finito. Non c’è disprezzo per gli animali, c’è stima per l’uomo. Sono in gioco, tra l’altro, gli elementarissimi concetti di qualità e di differenza qualitativa.



4. Ma "allora con il nostro rispetto per la dignità sia dell'Uomo che della Natura finiremo all'Inferno? Finiremo all'Inferno per aver rispettato più creature del dovuto?"

Se uno crede di ricevere tutto da Dio desidera obbedire alla Sua volontà, che è espressa nella ordinata natura di ciò che Egli ha creato. Stravolgere la natura della creazione, il suo essere qualitativamente gerarchizzata, è mettersi al posto di Dio, pretendere… di correggere un suo errore. Se poi uno finirà all’inferno, non lo so. Però esistono anche "peccati dell’intelletto", e possono anche essere gravi.



5. Ma che male c’è nell’amare gli animali?

Mettendoli sullo stesso piano dell’uomo non solo si avvilisce la dignità dell’uomo, contraddicendo il piano creativo di Dio, che ha creato una realtà qualitativamente gerarchizzata, ma si cade in un grosso equivoco: pensando forse in buona fede di amare gli animali, si alimenta oggettivamente un odio per l’uomo. Perché è davvero odiare l'uomo dire che gli animali sono migliori di lui.



6. Ma non è forse vero che l'uomo è peggio delle bestie?

Lo può diventare, per la libertà di scelta datagli dal Creatore insieme alla sua natura razionale, ma non lo è per natura. La inclinazione dell’uomo al male è effetto del peccato originale, un dogma che forse i vegani ignorano non del tutto per colpa loro, visto che purtroppo molta predicazione cattolica lo salta a piè pari, ma un dogma comunque imprescindibile per capire la situazione effettiva dell’uomo.



7. Che cosa c’entra il peccato originale?

Senza ammettere tale verità, come già ricordava Pascal, si cade o nell’ingenuo ottimismo antropocentrico, quello che, dal punto di vista ambientale, ha devastato ampiamente l’ecosistema, ottimismo che vede solo la grandezza dell’uomo, dimenticando il peccato originale, oppure nel pessimismo antiumanista del naturalismo (oggi animalista e "biocentrico"), pessimismo che dimentica la grandezza dell’uomo, cattivo non per natura, ma per condizione storica conseguente al peccato originale.



8. Nell’incertezza è meglio comunque non uccidere nessuna creatura, né Uomo né Animale

Questo è fare un torto alla dignità umana. Se infatti io equiparo il furto all'omicidio non stempero forse la gravità dell’omicidio? Se equiparo rubare 10 lire a rubarne 1.000.000.000 non stempero forse la gravità della seconda cosa? Dunque equiparando uccisione di animali e uccisione di uomini attutisco la negatività della seconda cosa, stemperandola nel grande calderone di una generica uccisione di esseri "dotati di sistema nervoso centrale". Dunque avendo ucciso una zanzara (e chi non ha mai ucciso una zanzara?) perché non potrei uccidere un essere umano, che non si differenzia qualitativamente da una zanzara?



Concludendo

È fondamentale rispondere alla domanda se tra l'uomo e gli animali esista una differenza non solo di tipo quantitativo, ma di tipo qualitativo, tra il valore cioè finito degli animali e il valore infinito dell'uomo. Valore infinito che si fonda sull'essere l'uomo immagine e somiglianza di Dio, come non sono gli animali, ossia nell’avere un’anima immortale, che gli animali non hanno, e sul fatto che Dio si è fatto Uomo (e non bestia, come in alcune religioni) ed è morto in Croce "per noi uomini e per la nostra salvezza". L'uomo, e solo l'uomo è oggetto di amore da parte di Dio, solo l'uomo ha pertanto un valore, una dignità infinita.

Certo, solo la fede, soprattutto quella cristiana, abilita ad amare l’umano, perché solo nel Cristianesimo l'uomo viene redento dal suo male e può guardare a sé e agli altri con una fiducia e una speranza che altrimenti non avrebbe. Tuttavia può essere utile dialettizzare anche con argomenti specifici, come ho fin qui tentato di fare. È comunque utile sapere che il veganismo è presente come fenomeno attivamente proselitistico, e i danni che può fare, se non sono equiparabili ad altre forme di anticristianesimo e di antiumanesimo, non dovrebbero essere sottovalutati: dietro il veganismo c’è l’animalismo, e dietro quest’ultimo c’è una forma subdola di materialismo, spesso mescolata alla New Age e ad altre "diavolerie", non di raro nel senso anche letterale del termine.