Chiesa e schiavismo
Il compito della Chiesa non è organizzare la società, per renderla più giusta: ma è quello di annunciare un Fatto accaduto, da cui dipende la salvezza della persona: ossia il fatto che Dio si è fatto Uomo. Di fatto però la Chiesa ha, annunciando quel Fatto, contribuito potentemente e decisamente a rendere più umana la stessa società e la vita terrena dell'uomo. Nella misura in cui l'incidenza della fede è scemata, anche la possibilità umanizzatrice del messaggio cristiano ha trovato minori spazi di applicazione.
Il brano che segue, tratto da una delle più autorevoli Storie della Chiesa, evidenzia come, quando i religiosi cattolici scelsero la strada della denuncia pubblica e aperta dell'ingiustizia, andarono incontro a delle conseguenze peggiori del male cui si proponevano di rimediare.
il caso del Brasile
"Oltre che dai dannosi effetti del padroado, presente anche in Brasile, qui il lavoro missionario fu ostacolato, nel sec. XVII, dall'occupazione olandese al Nord e da quella francese al Sud. La sciagura più grande era tuttavia la schiavitù. Mentre l'occupazione olandese (col suo centro a Fernambuco) univa nella difesa tutte le forze del paese, quelle statali ed ecclesiastiche, le portoghesi e le indigene, la posizione verso la schiavitù doveva diventare un importante fattore di disunione nel lavoro missionario. I francescani cercarono di difendere i villaggi indiani (aldeias), da loro curati, dagli schiavisti portoghesi, mentre i gesuiti, guidati dall'irruente P. Antonio Vieira (/1697), condussero la lotta contro la schiavitù soprattutto con pubblici interventi su larga scala, sia in Brasile che in Portogallo68. Nessuno dei due ordini ottenne però un durevole risultato. Nel 1640 i gesuiti furono persino scacciati da San Paolo e poterono ritornarvi solamente nel 1653, dopo aver promesso di non opporsi più alle cacce agli schiavi dei paolistani o bandeirantes, dato che questi si concentravano soprattutto sugli indiani delle riduzioni nella provincia di Guaira, che apparteneva alla provincia gesuitica del Paraguay. Solamente un decreto regio del 1758 cercò di attuare una definitiva abolizione della schiavitù degli indiani, mentre la schiavitù dei negri durò fino al termine del xix secolo.
Se questa era la situazione, non sorprende che solo nel 1707 si sia potuto tenere un sinodo in Brasile. In esso furono pubblicate le prime costituzioni dell'arcidiocesi di Bahia per opera dell'arcivescovo Sebastian da Vida, dopo che questi ebbe prima conosciuto di persona, in faticosi viaggi pastorali, la situazione ecclesiastica del paese69. Solo nel 1888 doveva seguire il secondo sinodo del Brasile. La grande importanza delle Constitu-fiones del 1707 sta nel fatto che per la prima volta viene trattata e regolata per il Brasile, fin negli ultimi dettagli, in 1318 paragrafi, tutta la vita religiosa, occupandosi adeguatamente anche degli indiani e dei negri, allo scopo di volerne garantire soprattutto la vita religiosa70.
68 B. Biermann OP, Die Sklaverei in Maranhào - Brasilien im 17. ]h. Ein unveroffentlichtes Dokument aus der Tdtigkeit des P. Ant. Vieira, NZAf 13 (1957) 103-118, 217-225; G. Freyre, Casa-Grande e senzala, 2 voll., Rio de Janeiro 1954, in inglese: The Masters and the Slaves, New York 1946, in francese: Maitres et Esclaves, Parigi 1952. Per l'incessante adoperarsi dei missionari in difesa dei diritti umani degli indiani, cfr. M. Kiemen OFM, The Indian Policy of Portugal in the Amazonas Region 1619-1693, Washington 1954.
69 O. Schulte OFM, De primis Archidiocesis Bahiae constitutionibus anno 1707 promulgatis, Roma 1962.
70 Ibid., 140-166.
Dalla Storia della Chiesa, diretta da H. Jedin, ed. Jaca Book, Milano 1978, vol. VII, p. 291.
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