un ritratto del filosofo

Testi di Kierkegaard

Poesie e frammenti

Ciò che occorre è un uomo
non occorre la saggezza,
ciò che occorre è un uomo
in spirito e verità; non un paese, non le cose
ciò che occorre è un uomo
un passo sicuro e tanto salda
la mano che porge, che tutti
possano afferrarla e camminare
liberi e salvarsi




Il mio cuore è debole stasera
come il sole che lento risale
i tetti e profonde sono le mie colpe.
Ahi! L'uomo come sempre tramonta.
Come sempre, mentre lui tramonta,
resta l'orizzonte ineffabile
e sterminato il destino, a chiunque,
dell'esistere, sterminato: ciò che lasciamo indietro
si strascica verso il buio,
ciò che attende è incomprensibile
compreso il  momento che passa.
Io sono, eccomi!
io sono,
solo in quest'ora debole,
ciò che decide:
io sono la linea che divide
il passato dal futuro.
Momento eterno dell'essere
che ti stabilisci nell'attimo,
sei tu la mia grazia, decidi.

 

"La Provvidenza non è amica di queste sdolcinature per cui uno vuol fare il gioco dell'autodidatta, quando vive un educatore così eccellente come è nostro Signore... Ma nella comune condizione umana, l'essere messi a scuola, il cercare di andare a scuola, significa recarsi in quel luogo dove sta il Maestro."

 

La polemica contro Hegel

dal Diario

Nella dialettica di Hegel lo stadio seguente inghiottisce quello precedente, non come uno stadio della vita assorbe l'altro, perché qui ogni stadio serba il suo valore, ma come il titolo di commendatore assorbe quello di cavaliere. (II A 49)

La filosofia è la balia asciutta della vita. Veglia sui nostri atti ma non per allattarci.(II A 59)

Il pensiero «oggettivo» non si preoccupa affatto del soggetto pensante e diviene tanto oggettivo che finisce press'a poco come quel copista che diceva: «A me tocca soltanto scrivere, agli altri leggere!».(VI A 64)

Anche se il sistema avesse la cortesia di assegnarmi una camera da amico sotto il tetto, per non lasciarmi all'aperto, pretenderei sempre di restare un pensatore che è come un uccello sul ramo.(VI A 66)

La difficoltà quanto allo speculare cresce in rapporto al come esistenzialmente si deve usare ciò su cui si specula. Colui che sta con la coscienza contrita e ad ogni momento potrebbe avere il bisogno del credere alla remissione dei peccati, quando deve speculare, ecco che s'incaglia. Succede con i filosofi (così con Hegel, come con tutti gli altri), come con la maggioranza degli uomini, che nella vita quotidiana essi vivano in categorie diverse da quelle in cui speculano, e si consolino con qualcosa di tutt'altro da ciò di cui parlano con tanto zelo. Di qui tutta quella menzogna e confusione che c'è nelle scienze.(VII A 80)

Succede alla maggioranza dei filosofi sistematici, riguardo ai loro sistemi, come di chi si costruisse un castello e poi se ne andasse a vivere in un fienile: per conto loro essi non vivono in quell'enorme costruzione sistematica. Ma nel campo dello spirito ciò costituisce un'obiezione capitale. Qui i pensieri, i pensieri di un uomo, devono essere l'abitazione in cui egli vive ecc.: altrimenti sono guai.(VII A 82)

Tutto dipende dal saper distinguere tra dialettica quantitativa e qualitativa. Tutta la logica non è che dialettica quantitativa ovvero modale, perché per essa tutto è e il tutto è unità e identità. Nell'ambito dell'esistenza regna invece la dialettica qualitativa.(VII A 84)

II sistema «procede con necessità», si diceva. Ed ecco che poi in nessun momento non si può avanzare neppure mezzo pollice più in là dell'esistenza che procede con la libertà.

Era un trucco. Come se un attore volesse dire: «Sono io che parlo, sono parole mie»; e poi, appena il suggeritore tace, non fosse più capace di dire una sola parola.(X A 786)

dalla Postilla

L'esistenza dev'essere superata nell'eterno; prima che il sistema si chiuda non deve rimanere nessun residuo, neanche la più piccola briciola... putacaso l'egregio professore esistente che scrive il sistema. Ma non è così che si presentano le cose. No, si combattono i sistemi panteistici a volte con aforismi caotici che promettono sempre un nuovo sistema, a volte imbastendo un nuovo sistema e inserendovi un proprio paragrafo in cui s'insegna che bisogna insistere sul concetto di «esistenza e realtà». Che un simile paragrafo se la rida del sistema, e che, invece di essere un paragrafo nel sistema, sia piuttosto una protesta assoluta contro il sistema, tutto ciò lascia indifferenti gli affaccendati adepti del sistema. Se si deve sottolineare il concetto di esistenza in una forma essenziale, ciò non si può fare in un paragrafo dentro un sistema, e tutti i giuramenti espliciti e le proteste più sviscerate non fanno che rendere sempre più ridicolo codesto metodo d'insegnamento.

(S. Klerkegaard, Postilla,

Attenzione!

A chi pensa che la filosofia in questo mondo non è mai stata come adesso così vicina ad assolvere il suo compito — di spiegare tutti gli enigmi — forse potrà sembrare strano, affettato, scandaloso ch'io scelga la forma del racconto e che secondo le mie povere forze lanci i mattoni per mettere la cima al sistema. Colui invece che si è accertato che la filosofia non è stata mai così stravagante come ai nostri tempi, e tanto confusa malgrado tutte le sue categorie [...], troverà certamente giusto che io — anche con la forma — cerchi di combattere quella falsità abominevole, che è il carattere della filosofia moderna, la quale si distingue dall'antica soprattutto per il fatto di aver scoperto che è una cosa ridicola il fare ciò che uno stesso dice di fare o di aver fatto — egli lo troverà giusto e rimpiangerà soltanto, come me, che chi si accinge a questo non abbia più autorità di me.

Un sistema dell'esistenza non si può dare. Dunque, un simile sistema non esiste? Per nulla affatto. Una tal conseguenza non è per niente inclusa in quanto finora è stato detto. Anche l'esistenza è un sistema per Dio, ma non può esserlo per uno spirito finito esistente. Sistema e conclusività si corrispondono, ma l'esistenza è precisamente l'opposto. In astratto, pensiero ed esistenza non si possono pensare insieme, perché il pensiero sistematico per pensare l'esistenza la deve pensare come tolta, quindi come non esistente. L'esistenza è ciò che fa l'intervallo, che tiene le cose separate fra loro; il sistema è la conclusività, che le congiunge insieme. [...]

Insomma per l'esistente non ci sono ora che due vie: o egli può far tutto per dimenticare che è un esistente e così cade nel comico (la contraddizione comica di voler essere ciò che non si è, per esempio che un uomo voglia essere un uccello, non è più comica di non voler essere quel che si è, come in casu di essere esistente; come anche nel linguaggio corrente si trova ch'è comico che uno dimentichi come si chiama, e dimenticare il proprio nome non è più rilevante del dimenticare la proprietà della propria natura), perché l'esistenza ha questa proprietà particolare che l'esistente esiste, gli piaccia o no. Oppure può concentrare tutta la sua attenzione sul fatto ch'egli esiste. Sotto questo aspetto bisogna fare a tutta la filosofia moderna l'obiezione ch'essa non ha un presupposto falso ma uno comico, in quanto ha dimenticato in una specie di distrazione cosmico-storica ciò che significa essere uomo: non ciò ch'è essere uomo in generale (una cosa simile gli speculanti potrebbero anche capirla), ma cos'è che io, tu, lui, che noi siamo uomini ciascuno per sé. [...]

Cos'è il pensiero astratto? è il pensiero nel quale non c'è un soggetto pensante. Esso fa astrazione da ogni altra cosa fuori del pensiero, e il pensiero non conosce altro medio che se stesso. L'esistenza non è senza pensiero, ma nell'esistenza il pensierosi trova in un medio estraneo. Che significa allora chiedersi,nel linguaggio del pensiero astratto, cos'è la realtà nel senso di esistenza, quando l'astrazione astrae precisamente dall'esistenza? — Cos'è il pensiero concreto? è il pensiero nel quale c'è un soggetto pensante e qualcosa di determinato (nel senso di singolare) che è pensato; dove l'esistenza da al pensatore esistente pensiero, tempo e spazio.

Che cosa significa che l'essere è più alto del pensiero? Se questa proposizione è qualcosa che deve essere pensata, il pensiero eo ipso è a sua volta più alto dell'essere. Se l'essere si lascia pensare, il pensiero è superiore; se non si lascia pensare,allora non è possibile un sistema dell'esistenza.

(S. Kierkegaard, Postilla, 322-323, 441-442)