l'età moderna

le due modernità

L'età moderna segue il Medioevo, e si caratterizza per una progressiva affermazione della soggettività umana, della sua centralità, con la tendenza a non accettare niente che non sia a sé proporzionato. Questo ha significato in parte della modernità affermare la ragione umana come misura di tutto, razionalisticamente; ma vi è anche una modernità che non si è posta in contrasto con la tradizione (cristiana, o comunque religiosa) precedente, e per la quale soggettività non è in antitesi a oggettività, bensì è il luogo in quest'ultima può essere verificata.

Insomma vi è stata una modernità antropocentrica e tendenzialmente anticristiana, e una modernità teocentrica, per la quale affermare l'uomo non implica negare Dio.

gli inizi

È possibile cogliere la presenza di queste due linee della modernità già nel suo esordio, la civiltà umanistico-rinascimentale. Una successiva tappa importante è stata la Riforma protestante, che ha segnato un allontanamento dalla Chiesa cattolica romana: peraltro la stessa Chiesa tardo-medioevale e “tridentina” si era a sua volta un po' allontanata dal cristianesimo delle origini.

Questo non ha impedito alla Chiesa “tridentina” di scrivere anche pagine in difesa dell'uomo e di santità. Si può ad esempio vedere il suo atteggiamento nel caso della colonizzazione dell'America Latina, o in quello dello schiavismo.

momenti culminanti

Ancora con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese si possono vedere queste due linee della modernità, l'una che si è allontanata da Cristo, per conservare, nel migliore dei casi una certa religiosità verso un Dio freddo “architetto del mondo”, e ha preteso di costruire un mondo interamente plasmato secondo un proprio progetto, l'altra che ha inteso emancipazione dalla superstizione e da una sudditanza all'autorità come non alternativa alla fede.

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