Il positivismo

in generale

Il positivismo è una impostazione filosofica che vede nella scienza l'unico valido sapere, e affida alla filosofia stessa un puro compito di riflessione sulle scienze, senza alcun accesso diretto alla realtà.

Non solo la scienza viene vista come l'unico sapere valido, ma le viene pure riconosciuta la capacità di risolvere, almeno potenzialmente, qualsiasi problema.

Alla esaltazione del ruolo della scienza si accompagna anche una corrispondente esaltazione della capacità tecnica conseguente: grazie alla scienza, la tecnica consentità la soluzione di tutti i problemi umani, e darà luogo a una società dove finalmente l'ignoranza e il male, in tutte le sue forme, saranno pienamente e definitivamente sconfitti.

positivismo e illuminismo

Anzitutto va precisato che né l'uno né l'altro sono stati dei fenomeni culturali unitari, anche se quello che si chiama positivismo ha avuto, almeno all'interno delle varie nazioni in cui si è sviluppato, una certa omogeneità.

Un qualche confronto è comunque legittimo. Tra le principali analogie possiamo porre:

manifesto espo Milano 1906
manifesto expo Milano 1906

Le differenze riguardano una diversa valutazione del ruolo della filosofia, maggiore per gli illuministi, minore per i positivisti, per quali essa si riduce a riflessione sulle scienze, senza un vero oggetto proprio.

Solo in apparente contrasto con questa differenza sta una ulteriore differenza, di cui parliamo tra poco, confrontando il positivismo con il Romanticismo.

positivismo e romanticismo

Nonostante le immediatamente percepibili, grandi differenze tra una cultura, quella romantica, amante della penombra magico-fantastica, e l'altra, il positivismo, che pretendeva di illuminare a giorno, grazie alla scienza, ogni remoto angolo della realtà, ci sono delle sotterranee analogie anche tra tali due impostazioni.

Il effetti il Positivismo, in modo più evidente in Comte, ma in maniera diversa anche negli altri suoi esponenti, ha in sé una pretesa totalizzante e una sorta di volontà di infinitizzazione, che era estranea all'Illuminismo e invece fortemente presente nel Romanticismo.

Come è potuto accadere un connubio tra il rifiuto della capacità della filosofia di avere un proprio oggetto, a favore della esclusività di accesso al reale da parte della scienza, e l'attribuzione alla medesima filosofia del, non piccolo, compito di annunciare (e gestire) l'ingresso dell'umanità nel beato Regno di una Scienza divina e divinizzatrice? Lo si vede ad esempio in Comte: questo compito di infinitizzazione non è più nell'ordine di una constatazione di realtà, ma in quello di un progetto, tutto poggiante, in ultima analisi, sulla volontà demiurgica dell'Umanità.

inizio e diramazioni

Fondatore del positivismo fu Auguste Comte. Filosofie di indirizzo positivistico si svilupparono in Francia, Germania e Italia. Del positivismo in Inghilterra, che fa storia a sé, parliamo in una scheda a parte.

Il positivismo in Francia

Tra i suoi esponenti possiamo ricordare Littré, Renan e Taine.

Émile Littré (1801/81) fu discepolo di Comte, massone e importante intellettuale e politico della Francia del suo tempo (membro dell'Accademia di Francia e senatore a vita); si interessò di medicina e di linguistica. Sostenne che il vero Comte è quello della produzione “scientifica” (espressa nel Corso di filosofia positiva) e non quello della svolta “religiosa” (rintracciabile nel Sistema di politica positiva). Fondò la Revue de Philosophie positive, importante organo di diffusione delle idee positivistiche.

Ernest Renan (1823/92), formatosi cattolicamente in un seminario, abbandonò poi la fede, ritenendola inconciliabile con la moderna scienza. Si dedicò alla storia delle religioni, scrivendo un Averroès et l'averroïsme (1852, in cui rivendica i meriti della laica scuola averroistica di Padova, contrapposta alla Scolastica, cattolica) e una Vie de Jésus (Vita di Gesù), del 1862, in cui la figura di Cristo, pur descritta come umanamente grande, è spogliata di ogni tratto divino. Grande importanza diede in effetti alla filologia, come scienza a pieno titolo, scienza dell'umanità, destinata a rivestire un ruolo decisivo nella spiegazione della realtà (ne parlò come di una scienza dell'avvenire).

Hyppolite Taine (1828/93) si interessò di arte e letteratura e di storia; elaborò una estetica di orientamento naturalistico, in cui l'opera d'arte è esaurientemente prodotta dal contesto ambientale, storico e psicologico, senza che vi si possa ravvisare alcuna creatività libera dell'artista:

si può considerare l'uomo come un animale di specie superiore che produce filosofie e poemi un po' come i bachi da seta fanno i loro bozzoli e le api i loro alveari

Del resto non solo l'opera d'arte è spiegata in termini deterministico-naturalistici, ma l'intera vita umana: il vizio e la virtù sono prodotti come il vetriolo e lo zucchero.

Alla radice di tutto stà un divino concepito panteisticamente, che si esprime in tutte le cose in modo necessario.