Francis Bacon

la falsa partenza della scienza (ancora qualitativa)

🪪 Cenni sulla vita

Nato a Londra nel 1561, suo padre era impegnato in politica, sua madre di fede calvinista. Compì studi filosofici (a Cambridge) e giuridici (a Londra) e si impegnò, come il padre, in politica riuscendo a raggiungere importanti posizioni, fino a diventare Lord Guardasigilli nel 1617 e l'anno dopo Lord Cancelliere, la massima carica inglese, dopo il Re.

La sua carriera politica però, contrassegnata da grande ambizione, inciampò già nel 1621, quando venne accusato di essersi lasciato corrompere, accettando regali da una delle due parti di cui doveva giudicare. Venne condannato anche a pena carceraria, subito condonatagli dal Re: ma dovette abbandonare la politica. Morì nel 1626.

📔 Opere principali di Francis Bacon

titolo originale titolo tradotto anno
EssaysSaggi[data incerta]
Temporis partus masculus1602
De interpretatione naturae proemium[autobiografica]1603
Cogitata et visa1607
Redargutio philosophiarum1608
De sapientia veterumLa sapienza degli antichi1609
Novum Organum1620
De dignitate et augmentis scientiarum1623
Historia naturalis et experimentalis ad condendam philosophiam sive phaenomena universiStoria naturale e sperimentale1624
New AtlantisLa nuova Atlantide1627 (postumo)

Il Novum organum (opera maggiore di Bacone), e le altre due opere immediatamente seguenti vennero presentati come le prime tre parti di una Instauratio magna, a cui avrebbero dovuto seguire altre tre parti, che però non videro mai la luce.

il fine del sapere

quod in operando utilissimum, id in scientia verissimum

Forte è in Bacone l'aspirazione al potere: personalmente egli lo cercò in politica, ma lo rivendicò per tutto il genere umano, come potere sulla natura, dando a questa esigenza un fondamento anche religioso.

In effetti nella Bibbia l'uomo si vede affidare da Dio il mondo, ed è solo per il peccato originale, sostiene Bacone nel Novum organum, che tale dominio non è stato pienamente esercitato. Ora però è possibile correggere tale deviante conseguenza della colpa dei progenitori e ristabilire il dominio dell'uomo sulla natura materiale.

Il senso del sapere deve appunto essere quello di garantire un tale potere sul mondo fisico, come appare anche dall'esergo di questa sezione: è tanto più vera una tesi (è in scientia verissimum) quanto più essa assicura un potere sulla realtà (è in operando utilissimum), l'utilità cioè pratica è la migliore garanzia della verità di un certo sapere. In altri termini ancora sapere è potere. Il fine del sapere è pratico, non teoretico, contemplativo.

Perciò Bacone disprezza la cultura (umanistica) tradizionale, di taglio contemplativo: l'uomo ha il compito di intervenire nella realtà, trasformandola, in vista del proprio benessere, del proprio utile.

Questo potere dell'uomo sul mondo, garantito dalla scienza, avrebbe dovuto portare a una vera e propria “nuova creazione”, con l'invenzione di nuove sostanze, quali leghe di metallo, vernici, farmaci, tessuti artificiali, fino a pietre preziose e simili.

Per aver teorizzato il fine pratico del sapere scientifico Bacone è stato definito dal Farrington il filosofo della società industriale. Bacone, tra l'altro intravvide anche degli effetti sociali del diffondersi della scienza applicata praticamente, del potere cioè dell'uomo sulla natura, ossia una distribuzione della ricchezza dalla nobiltà, in cui essa era ancora troppo concentrata, alla borghesia e a una più ampia gamma di ceti sociali, come già stava avvenendo in Olanda, con grande beneficio per la generale prosperità di una nazione.

il metodo: pars destruens

Le espressioni pars destruens e pars costruens, divenute poi abituali nella trattazione filosofica risalgono proprio a Bacone. Occorre per lui iniziare con la rimozione di ciò che può ostacolare una autentica ricerca scientifica, cioè con una pars destruens.

Si tratta, in concreto, di prendere coscienza di pregiudizi che si formano, pressoché inevitabilmente nella mente umana, e sono riconducibili alla pretesa che la natura sia facilmente conoscibile, essendo strutturata sul modello del (più immediato) pensiero umano.

In base a tali pregiudizi il pensiero umano ha un insufficiente senso della complessità della natura, ha le ali ai piedi: occorre invece che ali mettergli del piombo ai piedi, per farlo procedere con la necessaria cautela.

In particolare bisogna prendere coscienza, per neutralizzarli il più possibile, di quattro tipi di pregiudizio, o idoli:

pars costruens: l'induzione

In positivo il metodo della scienza è l'induzione. Non può infatti essere la deduzione, che è sterile, non facendo che esplicitare quanto già contenuto nelle premesse. Dell'induzione aveva già parlato Aristotele: Bacone lo sa, ma ritiene che quel tipo di induzione fosse troppo frettoloso e giungesse da troppo poche osservazioni a conclusioni universali. Occorre invece procedere con più paziente attenzione al dato osservativo.

Bacone propone di stilare tre tipi di risultati da tale paziente osservazione, per cogliere la forma o causa di un dato fenomeno, ad esempio il calore:

experimentum crucis

L'epistemologia più recente, pensiamo tra gli altri a Popper, ha messo in discussione la possibilità di giungere a un tale bivio decisivo (è nota la metafora del tacchino induttivista, che rivela la strutturale inconcludibilità di un procedimento induttivo).

Per quanto numerose siano le ipotesi fino a un certo momento formulate, non arriveranno mai a coprire l'intero arco delle possibili ipotesi esplicative.

In base a tali risultanze si potrà formulare una serie di ipotesi esplicative, la vindemiatio prima: tali ipotesi potranno rivelarsi false, allora se ne formuleranno altre, ma si dovrà arrivare, a un certo punto, all'experimentum crucis, in cui finalmente si capirà qual è l'essenza, la forma o causa del fenomeno.

Si arriva in tal modo a cogliere il latens schematismus, cioè in qualche modo la forma, l'intima struttura di un certo fenomeno. Quello che per Galileo era impossibile, il tentar l'essenza, è invece la normale conclusione di una indagine induttiva per Bacone. Il suo ideale di scienza in effetti è ancora qualitativo: egli trascura, anzi esclude espressamente la funzione della matematica nella conoscenza della natura. In questo senso Bacone non ha saputo cogliere, come invece ha fatto Galileo, il punto fondamentale che contraddistingue la scienza moderna.

ragione ed esperienza

Bacone ritiene di avere, nel suo metodo, saggiamente contemperato ragione ed esperienza, ed esprime tale convinzione con una metafora: la scienza non deve procedere né come le formiche, che accumulano sempre nuovo materiale senza elaborarlo (simbolo di un dispersivo empirismo), né come i ragni, che traggono interamente dal loro interno il materiale per le loro ragnatele (simbolo di un razionalismo indipendente dall'esperienza), ma come le api, che da un lato acquisiscono materiale dai fiori, dall'altro però lo elaborano trasformandolo in cera e miele.

la nuova Atlantide

è la proposta politica, utopica, di Bacone: vi immagina una società governata dagli scienziati, in cui tutto è disposto per favorire la ricerca scientifica (ad esempio con torri altissime o profonde gallerie sotterranee).

Bacone vi immagina anche delle forme sistematiche di collaborazione tra ricercatori (nella casa di Salomone), qualcosa di analogo alle allora nascenti Accademie delle scienze.

Si tratta di una sorta di paradiso della scienza, capace di assicurare benessere e felicità all'uomo.

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