Jean-Jacques Rousseau

🪪 Cenni sulla vita

Nato a Ginevra nel 1712, di origini calviniste e modeste, Jean-Jacques Rousseau rimase ben presto orfano. Dopo una giovinezza avventurosa, si convertì, a Torino, al cattolicesimo.

Importante fu poi però la ambigua relazione con madame de Warens, che lo ospitò nella sua villa di Chambéry, e fu per lui amica, madre e amante (1739/40).

Stabilitosi dal 1741 a Parigi, vi venne a contatto con gli ambienti illuministi e collaborò, tra l'altro ad alcune voci (di musica) dell'Enciclopedia.

Nel 1750 partecipò a un concorso indetto dall'Accademia delle Scienze di Digione sul quesito se le scienze e le arti abbiano o meno giovato a migliorare i costumi degli uomini, scrivendo il Discours sur le sciences et sur les arts, in cui presentava la civiltà in ottica negativa (le scienze e le arti corrompono i costumi) e che gli valse la vittoria al concorso.

Cinque anni dopo, nel '55, partecipando a un nuovo concorso, scrive il Discours sur l'origine et les fondements de l'inégalité parmi les hommes, dedicato alla repubblica di Ginevra, che gli valse non la vittoria, ma la riappacificazione con la sua città natale, che lo reintegrò nella cittadinanza, fatto a cui Rousseau rispose tra l'altro riconvertendosi al calvinismo.

Ma sempre nel '55 egli ruppe i rapporti con Diderot e D'Alembert e si ritirò a Montmorency, ospite di diversi nobili, scrivendo diverse importanti opere come La Nouvelle Héloïse (1761) e le sue opere forse più note, il Contrat social e l'émile; queste ultime due opere vennero condannate sia dal Parlamento di Parigi sia da quello di Ginevra e Rousseau, per sfuggire all'arresto dovette abbandonare la Francia, sotto la protezione del Re di Prussia a Neuchätel in Svizzera, dove scrisse le Lettere dalla montagna. Tornato a Parigi in incognito nel 1765, seguì Hume in Inghilterra, ma ben presto ruppe anche con lui e tornò in Francia. Morì a Ermenonville, nel castello del marchese di Girardin nel 1778.

📔 Opere principali di Jean-Jacques Rousseau

titolo originale titolo tradotto anno
Discours sur le sciences et sur les artsDiscorso sulle scienze e sulle arti1750
Le Devin du VillageL'indovino del villaggio1752
Discours sur l'origine et les fondements de l'inégalité parmi les hommesDiscorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini1755
La Nouvelle HéloïseLa nuova Eloisa1761
Contrat socialContratto Sociale1762
EmileEmilio1762
Lettres écrites de la montagneLettere dalla montagna1763-4
ConfessionsConfessioni1771

lo stato di natura e la civiltà

Rousseau, come Hobbes, riflette sullo stato di natura, lo stato cioè in qualche modo originario dell'uomo, e a differenza di Hobbes, che ipotizzava una conflittualità permanente e profonda tra gli uomini in tale stato, egli ritiene che l'uomo in esso fosse pacifico, buono e innocente benché solitario. Da notare che non è detto che Rousseau credesse nella esistenza storica dello stato di natura, egli ne parla come di una ipotesi

Dallo stato di natura l'umanità è uscita, entrando in uno stato di cultura, allorché un uomo ha iniziato a dichiarare sua proprietà privata certi beni naturali, come un campo. È la proprietà privata dunque la causa della civiltà come noi la conosciamo, caratterizzata dalla diseguaglianza tra gli uomini e dalla conflittualità. E, come abbiamo accennato, Rousseau valuta negativamente la civiltà: essa, a causa della proprietà privata, ha prodotto la divisione tra poveri e ricchi, i conflitti tra gli uomini, la necessità di un apparato statale repressivo: in una parola la corruzione che caratterizza la civiltà.

Questa critica radicale alla diseguaglianza fa di Rousseau un pensatore molto più spinto di Voltaire o di Montesquieu, e a lui in effetti si volgeranno, durante la Rivoluzione francese i giacobini e in seguito il filone egualitaristico-comunista.

il “contratto sociale”

Come si esce dalla corruzione generata dalla civiltà? Tornare allo stato di natura non è possibile: esso è ormai definitivamente superato. Occorre piuttosto rifondare la società su basi completamente nuove, mediante un contratto sociale.

Esso deve essere sottoscritto da tutti gli esseri umani e comporterà la cessione di tutto per riavere in cambio tutto. Tutto, compresa non solo e non tanto la propria proprietà privata (beni esteriori), ma anche e anzitutto la propria volontà.

Se ognuno cede tutto, tutti cedono tutto e così, su basi nuove e finalmente egualitarie, tutti potranno riavere tutto, stavolta però in qualche modo in comune, non individualisticamente.

Si tratta, come si vede, di una proposta molto ambiziosa, che è in qualche modo una laicizzazione del concetto cristiano di Corpo mistico di Cristo, di cui ogni cristiano è membro, come una cellula lo è del corpo: anche per il cristiano c'è da vivere una morte mistica, si muore a sé stessi, concepiti individualisticamente come realtà autosufficienti, per rinascere in Cristo, in un sol corpo con gli altri fratelli. Ma in Rousseau questa specie di morte mistica non è raggiunta mediante una grazia, è pura opera della natura.

Dunque, grazie al contratto sociale, gli uomini formano in qualche modo un solo corpo sociale, che ha una propria volontà, con cui tende al proprio bene, al bene della collettività: la volontà generale. Questa non è data necessariamente dalla volontà della maggioranza degli individui: in piccole città-stato ci potrebbe essere una democrazia reale (democrazia diretta), ma in altre situazioni è possibile prevedere che un gruppo ristretto di persone (anticipo dell'idea leninista di partito-guida) prenda in mano il potere, per il bene del popolo, anche contro il volere della maggioranza.

In ogni caso la sovranità non è di Dio, che fissa una legge naturale precedente e indipendente dalla volontà umana, ma del popolo (sovranità popolare contrapposta non solo al diritto divino, che fondava la monarchia assoluta, ma anche alla teoria della oggettività della legge naturale, misura del diritto positivo).

la pedagogia

Rousseau ha avuto anche una grande influenza in ambito pedagogico, nonostante egli sia stato un padre tutt'altro che esemplare, grazie alla sua fortuna opera, l'Emilio. In essa egli segue la vicenda di questa persona, Emilio, dalla nascita al matrimonio.

L'educazione da impartire ad Emilio è assolutamente non impositiva: l'educatore non deve correggere o imporre regole e divieti, ma accompagnare discretamente l'educando, lasciando che in lui si sviluppi liberamente la sua spontaneità.

Anche qui gioca il concetto di bontà della natura e quindi una impostazione spontaneistica.

considerazioni interpretative

antropologia

Dal punto di vista antropologico in Rousseau si compie la parabola dell'oblio del peccato originale: l'uomo può credersi naturalmente buono, è come una statua d'oro solo ricoperta da un sottile strato di fanghiglia (i detriti della civiltà = qualcosa di esterno a lui):

politica

dal punto di vista politico: secondo Maritain egli sarebbe il primo a teorizzare il totalitarismo (si veda in proposito Marx e il comunismo), in quanto per Rousseau:

Per un giudizio

Se si segue l'interpretazione di Maritain (in Tre riformatori, cit. sotto) gravi sarebbero le responsabilità storiche di Rousseau:

Va però detto che uno studioso scrupoloso e serio come Böckenförde, ma anche il filosofo italiano Roberto Gatti (citato sotto), valutano meno severamente l'apporto di Rousseau alla filosofia politica.

📖 Testi on-line

📚 Bibliografia essenziale

Articoli

Contributi