una foto dello scienziato-etologo

Teilhard de Chardin

un evoluzionismo compatibile con la fede

🪪 Cenni sulla vita

Pierre Teilhard de Chardin è nato il 1° maggio 1881 a Orcines, in Alvernia. La madre, donna forte e di fede vide morire 7 dei suoi 11 figli. Il padre nutre interessi per le scienze della natura, che saranno fatti propri dal figlio. A 11 anni entra per studiare in collegio dai Gesuiti, e nel 1899 entra nel noviziato dei Gesuiti a Aix-en-Provence.

Divenuto sacerdote, si dedicò poi a studi di paleantropologia, scoprendo, in Cina, importanti resti fossili del Sinanthropus pekinensis, una sotto specie dell'Homo Erectus vissuto nel Pleistocene.

Convintosi del carattere scientificamente inoppugnabile dell'evoluzione, ma altrettanto fermo nella fede, riflette su come i due poli si possano conciliare. Le sue idee non troveranno facile accoglienza, anzi a lungo l'establishment ecclesiastico gli porrà degli ostacoli.

Questo non gli impedì una notevole fecondità di produzione letteraria. I suoi ultimi anni lo vedono negli Stati Uniti, dove morirà il 10 aprile 1955. Notevole il fatto che egli aveva espressamente chiesto a Dio di farlo morire il giorno di Pasqua, e così gli accadde.

📔 Opere principali di Teilhard de Chardin

titolo originale titolo tradotto anno
Comment je crois In che modo io credo1934, 19692
Trois choses que je vois1948
Le Coeur de la Matière Il cuore della materia1950
Le Christique1955
Le Phénomène Humain Il fenomeno umano1955 
L'Apparition de l'Homme 1956 
La Vision du Passé 1957 
Le Milieu Divin L'ambiente divino1957 
L'Avenir de l'HommeL'avvenire dell'uomo1959 
Hymne de l'universInno dell'universo1961
L'Energie Humaine L'energia umana1962 
L'Activation de l'Energie L'attivazione dell'energia umana1963 
La Place de l'Homme dans la NatureIl posto dell'uomo nella natura 1965
La Messe sur le MondeLa Messa sul Mondo1965
Science et Christ Scienza e Cristo1965 
Les Directions de l'Avenir 1973 
Ecrits du Temps de la Guerre1975 

il problema principale

Pierre Teilhard de Chardin è conosciuto soprattutto per le sue tesi riguardanti l'evoluzione.

Benché già Herbert Spencer avesse tentato di mostrare una qualche compatibilità tra l'evoluzionismo e la fede in un Dio trascendente, molto forti restavano le riserve del mondo religioso, anche cristiano nei confronti di tale teoria che sembrava spiegare l'origine dell'uomo in termini puramente materiali.

evoluzione? Sì, ma verso Cristo

Teilhard cerca di mostrare come tra fede cristiana ed evoluzione non ci sia reale contrasto. Anzi, per lui non solo «non vi è alcuna reale incompatibilità tra l’immagine di un mondo in evoluzione e il Cristianesimo» tale immagine «si attaglia al Dato rivelato meglio della antica immagine di un mondo fisso ed immobile» (questa, come le altre parti virgolettate sono tratte da un mio articolo del 1985)

continuità

«Se i dati della scienza lo attestano, come di fatto è, riconosciamo pure, sostiene Teilhard, che il mondo come noi lo vediamo oggi come invece pensa il fissismo, chiamato, purtroppo, più spesso, ma impropriamente, “creazionismo” quello che uscì dalle mani di Dio, all’istante della creazione: vi è stata una evoluzione.

l'evoluzione del cosmo dal Big Bang

Per designarne i vari stadi il gesuita francese coniò dei neologismi appositi:

«Non bisogna aver paura di riconoscere questa continuità; che è poi, osserviamo noi, riconoscere la consistenza specifica della natura creata e delle le cause seconde sono le realtà create in quanto causano altre realtà create: Dio è la Causa Prima, ma Dio agisce per lo più indirettamente e non direttamente, cioè agisce attraverso le cose create. È il fuoco che riscalda l'acqua nella pentola, e non direttamente e immediatamente Diocause seconde (per dirla con S. Tommaso), la loro non-inutilità, anzi la loro necessità; dentro, s'intende, il libero Disegno di Dio. Pena il cadere in un, poco credibile, l'occasionalismo pensa invece che sia Dio che agisce direttamente: è Dio e non il fuoco a causare il riscaldarsi dell'acqua nella pentola posta sopra il fuocooccasionalismo.» Ossia: la scienza ci dice che l'universo ha almeno 13 miliardi di anni, e la Terra ne ha almeno 5, e ci dice che l'universo si è evoluto da uno stadio iniziale in cui tutto era concentrato in pochissimo spazio. Solo dopo una evoluzione durata miliardi di anni si formò il nostro sistema solare come noi lo conosciamo, e poi la Terra. E sulla terra la vita non è apparsa subito, ma ha cominciato dopo moltissimo tempo, e dapprima con forme elementari, che si sono poi via via evolute. Ora, perché Dio avrebbe creato l'universo 13 miliardi di anni fa, se avesse creato da subito tutto quello che vediamo oggi? Perché avrebbe creato l'universo per tenerlo “in panchina” (inutilizzato) 13 miliardi di anni? Infatti la fede pensa che il senso dell'universo sia l'uomo, che cioè Dio abbia creato l'universo per l'uomo, ma l'uomo esiste da meno di 300.000 anni: dunque perché creare l'universo con così largo anticipo? La cosa più probabile è che Dio abbia voluto creare un universo non già completamente formato fin dall'inizio, ma come qualcosa che si è, lentamente e progressivamente, evoluto.

e discontinuità

per Teilhard solo il corpo umano deriva dall'evoluzione, non l'anima

«Il problema» però è «non trascurare (...) accanto e in dialettica con la continuità, il polo della discontinuità, come Teilhard è stato da parte dei settori più tradizionalisti del mondo cattolicoaccusato di fare. In realtà, spiega de Lubac, lo scienziato-teologo affermava l’esistenza di autentici salti, dislivelli qualitativi, sia tra l’evoluzione dell’inorganico e la nascita della vita, sia tra l’evoluzione di questa e la comparsa dell’uomo.»

In effetti per il cristianesimo, in cui Teilhard crede, l'uomo non è solo corpo, non è solo materia: la materia di cui siamo fatto può ben derivare da una evoluzione di un certo ramo di primati, ma perché ci fosse l'uomo occorreva che ci fosse l'anima. E l'anima non può derivare dalla materia, perché è di un altro livello ontologico, ha una perfezione ontologica qualitativamente, specificamente superiore a quella della materia. L'anima la può infondere solo Dio, l'Essere perfettissimo, l'infinitamente Perfetto.

E anche «per Teilhard l’uomo non è “un accidente della natura”, una delle innumerevoli specie animali di cui si compone il mondo . Per lui “l'apparire del potere di pensare segna una discontinuità di prim’ordine”. Lo spirito non è assolutamente riducibile alla materia.»

“cristogenesi”

un nuovo senso del lavoro

Secondo Teilhard de Chardin «l'evoluzione non si è arrestata con l’apparire del “fenomeno umano”, essa non concerne solo il passato. (...) Tocca all’uomo compiere, ciò che la natura ha iniziato. Il progresso della storia perfeziona e porta a compimento il cammino iniziato con l’evoluzione. Trova così un suo senso specifico lo scorrere del tempo e l’impegno del lavoro: nell’opera collettiva gli uomini collaborano “ad estrarre dal Mondo tutto ciò che il Mondo può contenere di verità e di energia”; “niente deve restare intentato nella direzione del più-essere”.»

collaborare al “Cristo totale”

«Ma l'impegno dell’umanità nella storia, nel mondo, non è solo obbedienza a Dio creatore della natura, ha anche un nesso intrinseco (...) con l’Evento di Cristo. Infatti come la nascita della “noosfera” — cioè dell'uomo e del suo mondo — è stata preparata, come condizione necessaria, benché non sufficiente («discontinuità nel continuo») dall’evoluzione della vita animale verso una sempre maggior complessità, così anche la manifestazione escatologica del «Christus totus», del Cristo nella Sua raggiunta pienezza, dovrà essere preparata dalla piena attuazione delle potenzialità umane, condizione anche questa necessaria, ma non sufficiente.

«Perché il Cristo apparisse una prima volta sulla terra occorreva» — spiega Teilhard, riecheggiando un motivo Cfr. Henri De Lubac, Cattolicismo, tr. it. Jaca Book, Milano, cap. 8°caro ai Padri — «che in conformità al processo generale dell’evoluzione, il tipo umano si trovasse (...) ad essere portato fino ad un certo grado di coscienza collettiva. Ciò posto, perché, facendo un altro passo, non immaginare che, anche nel caso della seconda e ultima venuta, il Cristo attenda per riapparire che la collettività umana sia infine divenuta capace, perché interamente compiuta nelle sue potenzialità naturali, di ricevere da Lui la consumazione soprannaturale?» (Henri de Lubac, Il pensiero religioso del P. Teilhard de Chardin, tr. it. Jaca Book, Milano 1983, p. 166).

Si vede allora quale sia il senso ultimo e definitivo della storia e dell'impegno nel mondo per Teilhard de Chardin. Come l’evoluzione naturale aveva il senso di una «noogenesi», convergendo verso l’uomo, così ora l’evoluzione storica, il cammino dell’umana civiltà sulla Terra ha il senso di una «Cristogenesi», convergendo, di fatto,verso Cristo, verso l’Eschaton cristiano.

Consapevoli o no, gli uomini, nel loro sforzo di progresso verso una «umanizzazione dell’umanità», concorrono a rendere il mondo sempre meno opaco e sempre più trasparente alla Presenza di Cristo, che per Teilhard lo sorregge e lo informa dal di dentro. Gesù Cristo infatti è, nel pensiero del gesuita francese, sia il Fine, il Termine dell’Evoluzione, sia il Centro, il Cuore del Mondo.»

«Consapevoli o no»: ossia anche dei non credenti, nella misura in cui seguono la loro ragione e l'aspirazione al bene che è nel cuore di ogni essere umano, possono contribuire all'edificazione misteriosa del Cristo totale, della pienezza in cui tutti saranno uniti, in Cristo, nella Comunione trinitaria. Quindi vanno evitati atteggiamenti di miope chiusura verso chi non è esplicitamente credente, anzi magari ha anche delle riserve su alcuni punti delle convinzioni o dei comportamenti di (certi) credenti.

conseguenze etiche

si va al Cielo attraverso la Terra

Ne segue una importante svolta: la vita di un cristiano non sarà più una fuga dal mondo, ma un lavoro perché emerga il Senso profondo del mondo, Cristo. Che è dentro le cose, dentro la realtà anche materiale:

«Un tempo essere distaccato significava disinteressarsi delle cose e non prenderne che il meno possibile. Essere disinteressato significherà sempre più superare successivamente ogni verità e ogni bellezza grazie alla forza dell'amore che portiamo ad esse». (Teilhard de Chardin, Christologie et évolution)

Questo non significa certo adottare un etica edonistica, o utilitaristica: la materia, la “Terra”, non è il fine: il Fine, il Senso di tutto è Dio, l'invisibile Essere infinitamente Perfetto, che si rivela in Cristo.

Ma si va all'Invisibile solo passando attraverso il visibile.

Per un giudizio

Si è detto che ci furono (e ci sono) resistenze al pensiero di Teilhard de Chardin, da parte dei settori più conservatori e tradizionalisti del mondo cattolico. E questo va a discapito di quest'ultimo che non seppe avere la necessaria apertura mentale per paragonarsi con qualcosa che sconvolgeva non la fede, ma il modo schematico e rigido di pensarla.

Tuttavia non si può negare che il modo di esprimersi di Teilhard de Chardin non lasciasse qualche perplessità.

📚 Bibliografia essenziale

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